Che il latino sia una lingua morta è una frase
che sentiamo dire ormai quotidianamente. Ma è vero? Ecco 10 espressioni latine
che usiamo nella vita di tutti i giorni
MILANO
– Quante volte abbiamo sentito dire che “il latino è una lingua morta, perché
non serve a nulla”. Ora vogliamo smentire queste credenze dimostrandovi come la
lingua latina sia ancora attuale. Ecco, grazie a un articolo di nuoveutile.it, 10
espressioni provenienti dal latino che usiamo ancora oggi nel parlato di
tutti i giorni
Alter
ego
Si
traduce con “un altro me stesso”. Un modo di dire usato molto dagli autori
classici, come Cicerone, per indicare un persona così fedele da essere
considerata come un altro sé.
Si
traduce con “Aula grande” e viene utilizzata infatti per indicare le stanze più
grandi di un edificio, dove solitamente vengono svolte le riunioni più
importanti.
Si
traduce letteralmente con “il corso (della vita).” Infatti al giorno d’oggi
rappresenta quel documento su cui sono scritte gli studi e e le attività
svolte.
Si
traduce con “correggi le cose sbagliate”e viene nel linguaggio
quotidiano usato per indicare l’elenco delle cose sbagliate, delle sviste e
degli errori contenuti in un testo, con relative correzioni.
Si
traduce con “forma della mente” e viene usato infatti per indicare
una struttura o attitudine mentale.
Deriva
dalla terzo persona singolare del presente del verbo habito, habitare che si
traduce con (egli)
abita. La parola viene usata per indicare il luogo in cui
determinate condizioni fisiche e ambientali permettono a una specie di sopravvivere.
“La
stessa cosa” deriva dal latino “idem, eadem, idem”e indicava già ai tempi “la
stessa cosa, il medesimo elemento, ugualmente, allo stesso modo”
L’espressione
deriva dal latino e inizialmente veniva indicata per indicare “in punto di
morte”. Con il trascorrere degli anni ha assunto un valore figurato e viene
usata per definire una cosa fatta “al
momento estremo.”
L’espressione
deriva dal latino lagrans –antis, part. pres. di flagrare
che significa “ardere” , mentre brucia ancora. Viene usato nel
linguaggio giuridico per indicare un atto commesso nel momento in cui viene
scoperto. Viene poi usato a livello figurativo per indicare una azione evidente
e manifesta.
La
parola deriva dal gerundio del verbo lego,
leggere e si traduce letteralmente come “cose che devono essere
lette”. Nel linguaggio comune viene usato per indicare uno
schema per indicare la spiegazione dei simboli impiegati in una mappa, in una
tabella o in un grafico.-
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