Le classifiche che valutano la geografia
della felicità non tengono conto di vari fattori come l'inclusione sociale, il
senso di appartenenza, l'autostima. Tutti elementi connessi a una buona
politica.
Qual è il
Paese più felice del mondo? Il Bhutan? La Danimarca? Probabilmente, una domanda
così non ha senso. Secondo un nuovo studio australiano in tema di geografia
della felicità, gli indicatori usati si concentrano troppo sul confronto tra nazioni,
senza tenere conto di fattori "interni" alla dimensione sociale di un
Paese, determinanti nel benessere individuale.
Per questa
ragione le classifiche di cui
ogni tanto vi rendiamo conto, come quelle stilate nel Rapporto
globale sulla felicità, non sarebbero poi del tutto attendibili. Un
esempio. I Paesi che spesso finiscono in cima alla lista, come Danimarca,
Norvegia, Svezia, Svizzera e Olanda, riportano anche un tasso di suicidi e
malattie psichiatriche più alto della media globale, e questo vorrà pur dire
qualcosa.
PIÙ IN PROFONDITÀ. I
ricercatori dell'Australian National University hanno
analizzato 11 diversi indicatori di benessere in 23 Paesi europei: tra
i parametri considerati, con dati raccolti su 46.000 soggetti, c'erano
vitalità, autostima, fiducia, senso di scopo, senso di appartenenza,
soddisfazione per la propria vita. Sono stati anche presi in considerazione
fattori che differenziano nazione e nazione, come il prodotto interno lordo, il
tasso di disoccupazione e la fiducia nel sistema politico e giudiziario.
Scopo dello
studio era verificare se i fattori "interni", che non dipendono dalla
geografia e dalle condizioni economiche di un Paese, contassero di più o di
meno di quelli "esterni" - su cui si basa invece il confronto tra
nazioni. Appartenere a una comunità, avere uno scopo nella vita o essere vitali
e impegnati non dipendono strettamente dalla nazione in cui si vive (a meno che
questa non versi in condizioni disperate di guerra o povertà).
UN QUADRO PIÙ PRECISO. Tra gli
11 indicatori di benessere misurati, soltanto uno varia da nazione a nazione:
la soddisfazione per la propria vita. La diversa provenienza geografica è
responsabile del 22% della variabilità di questo parametro. Gli altri 10
parametri, però, non sono collegati al Paese di provenienza. Spesso la
soddisfazione personale è presa come base per valutare il benessere
socio-economico di una nazione, e quindi il livello di felicità percepita dai
suoi cittadini. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, se si considera questo
come unico fattore il quadro è incompleto: molti altri indicatori di benessere
interni a una nazione contribuiscono a renderci felici (o infelici).
La ricetta per
farli "salire" è, conclude la ricerca, sanare le
disuguaglianze sociali interne, aumentando il potere d'acquisto della
popolazione. La capacità di vivere dignitosamente con ciò che si guadagna è una
buona base per dirsi felici.
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