Nella polemica sulle banche, piuttosto
che battere i pugni sul tavolo europeo e
poi magari allinearsi nei fatti, come di solito fa l’Italia, bisognerebbe avere
il coraggio di rompere un tabù che ormai esiste solo per il nostro Paese.
Questo: i trattati europei si possono violare. La Francia ha sospeso Schengen
per motivi di sicurezza dopo gli attentati di Parigi. I Paesi dell’Est violano
sistematicamente le direttive in materie d’immigrazione. Soprattutto la
Germania ha violato innumerevoli volte i trattati che con occhiuta
determinazione impone come sacri agli altri. Per anni Berlino ha sfondato i
tetti imposti da Maastricht, lo Stato interviene pesantemente in economia e si
tiene ben stretto il Welfare che impone di abbandonare ai Paesi del Sud.
L’Europa sembra funzionare secondo la famosa “regola aurea”, ovvero chi ha
l’oro impone le regole. Agli altri, s’intende. Il mistero è che l’Italia
continua a votare norme che la danneggiano e favoriscono l’economia del Nord ed
è terrorizzata dal violare i patti europei, pur non essendo notoriamente un
Paese capace di far rispettare le leggi patrie. L’ultimo caso è quello della
nuova unione bancaria, votata in massa dagli eurodeputati italiani, come ha
ricordato sul Corriere Federico Fubini che sembra studiata per creare una
concorrenza sleale fra banche del Nord e del Sud. La regola impone di non poter
più usare fondi pubblici per salvare le banche in difficoltà, i cui fallimenti
ricadranno sulle spalle e sulle tasche dei risparmiatori privati. La norma,
guardacaso, è stata approvata su proposta tedesca subito dopo che il governo di
Berlino aveva pompato miliardi su miliardi pubblici per salvare le casse di
risparmio e le banche regionali tedesche. Il primo effetto è stata la rovina no
investito in titoli e di migliaia di risparmiatori che avevano investito i
titoli e obbligazioni delle quattro italiane fallite. Poiché molte altre banche
nel Sud Europa sono nelle medesime condizioni, non è difficile immaginare cosa
accadrà a breve. Migliaia di risparmiatori sposteranno i loro conti, titoli e
obbligazioni sulle banche del Nord. Così, dopo aver deindustrializzato il Sud a
favore del sistema Nord Europeo, la Germania punta a conquistare anche l’ultima
grande risorsa che resta all’Italia, l’imponente mole di risparmio privato.
Finora questo è accaduto con l’entusiastica approvazione delle vittime, un po’
come, dopo l’Unità d’Italia, le classi dirigenti meridionali acconsentirono
all’impoverimento delle loro terre pur di mantenere il potere clientelare.
Questi trattati sono ingiusti. Perché dobbiamo rispettarli?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 8
Gennaio 2016 -
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