La Via Italiana Al
Populismo ha il
volto del capo del governo. Un’immagine rassicurante, ottimista, di chi ha
propensione al fare e a risolvere problemi antichi. Un Matteo bifronte, di
lotta e di potere. (..), un Matteo 1 e, un Matteo 2. Nel primo caso il
rottamatore, il piè veloce, il leader pronto a scardinare tutte le
incrostazioni di tipo politico, burocratico, corporativo,sindacale tipiche di
una Prima Repubblica mai definitivamente tramontata. Nel secondo caso l’accorto
regista di una strategia parlamentare tesa a scansare le trappole disseminate
qua e là dalle minoranze interne tanto rumorose quanto velleitarie. (..). E’
innegabile la quantità di riforme varate dal governo in carica. La qualità è
ancora da testare. Ma è un tema secondario, almeno secondo la rappresentazione
amata dal premier. Conta il gesto, l’averlo fatto e innanzitutto poterlo
esibire. Sfidando a viso aperto chi dubita, chi critica, chi non aderisce in
maniera entusiasta al cambio di verso. (..). Ma il premier sa che da qui al
prossimo autunno, quando si voterà, potrà esibire un trofeo mai conquistato dai
suoi predecessori. La cancellazione del
vecchio Senato e la fine del bicameralismo perfetto, quel meccanismo regolatore
secondo cui le leggi transitavano da un ramo all’altro del Parlamento con tempi
incerti, a volte senza esito. (..). Poco importa se il “nuoco” Senato sarà
composto a maggioranza da una delle più screditate rappresentanze politiche del
nostro Paese, quella dei consiglieri regionali. Conta poter dire di aver
abbattuto i costi della politica: gli attuali 315 senatori caleranno a 100
senza diritto alla ricca indennità (ma resiste la preziosa immunità
parlamentare). Se Con Tutte le sue contraddizioni questa è la
riforma, un grimaldello anti-casta impugnato per paradosso dalla stessa casta,
il referendum diventa nelle mani di Renzi lo strumento per realizzare un
progetto politico ancor più ambizioso. La tecnicalità costituzionali finiranno
inevitabilmente in secondo piano nel dibattito pubblico; prevarrà la ricerca
del consenso sulla persona del capo del governo, in un rapporto diretto con il
popolo. (..). Perché nel sentimento comune piace tutto ciò che infrange antichi
privilegi. Piace dunque sia a chi ha votato Berlusconi sia a chi ha scelto i 5
Stelle. Dunque con il referendum Renzi può solo trarre vantaggi dalla propria
riconosciuta trasversalità. Certo, Sia Piero Ignazi che Eugenio Scalfari su
“Repubblica” hanno messo in evidenza il lato oscuro di questo percorso. Ignazi
ha ricordato come storicamente l’elettorato abbia saputo usare il referendum in
funzione di contropotere rispetto ai gruppi politici dominanti. Può accadere
anche nei confronti di Renzi. Scalfari ha denunciato l’assenza di quorum nei
referendum consultivi; dunque un’esigua minoranza può decidere per tutti. Tuttavia
il riformismo populista sembra una via obbligata per contrastare una forma più
radicale di populismo, rappresentato dal M5S. Meno destra/sinistra; più
sistema/antisistema. Una contrapposizione destinata ad esasperare, in tutta
Europa. (..). L’antipolitica è essa stessa una forma di politica. Renzi il
rottamatore l’ha intuito per tempo inaugurando una stagione che, dopo due anni,
è solo ai suoi primi passi.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it - @vicinanzal – L’Espresso – 14 gennaio 2016
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