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giovedì 14 gennaio 2016

Lo Sapevate Che: Politica La forza terribile...



Dai bar ai salotti tv non si parla che di tramonto della politica. Ma è così? La politica è veramente alle corde? E’ davvero suonata la sua ora? Personalmente ho qualche dubbio in proposito. Certo, essa dovrà affrontare la sfida. sempre più aggressiva, del terrorismo. Continuerà a subire il ricatto di vincoli economici apparentemente infrangibili. Sarà sempre più rimodellata, nei suoi linguaggi e nei suoi strumenti, dalle innovazioni tecniche. Ma ciò non segnerà in alcun modo la sua uscita di scena, che la vedrà ancora in campo. E ciò non perché si prosciugherà l’onda dell’antipolitica – destinata anzi a ingrossarsi ancora. Ma perché anche l’antipolitica è una modalità, nascosta p deviata, di politica. Essa condivide con l’azione politica presupposti, mezzi e fini. Contrapponendosi alla politica, ne assume la medesima logica conflittuale. Già Thomas Mann scriveva che “l’antipolitica è anch’essa una politica, giacchè la politica è una forza terribile; basta solo sapere che esiste, e già ci si è dentro”. Ciò vale ancora di più oggi, quando tutti i partiti populisti europei partecipano alle competizioni delle élites. Salvo, poi riprodurre altrimenti le pratiche. Perché delle due – o i partiti antipolitici scelgono di restare per sempre all’opposizione oppure devono entrare nel gioco delle alleanze e delle mediazioni senza le quali non si governa. Quanto alla pratica terrorismo islamico, la sua perversa finalità politica è evidente. Anche quando dichiara di agire in nome di una religione, stravolgente i dettami, la adopera in vista di un preciso obiettivo politico. Che è la sottomissione di popolazioni, di norma anch’esse islamiche, alla propria ideologia sanguinaria. L’attacco al mondo occidentale è funzionale al raggiungimento di tale obiettivo. Per ottenerlo, il terrorismo usa gli stessi strumenti politici, militari e propagandistici che pure dichiara di combattere, in una tetra miscela di ideologia premoderna e di tecnologia postmoderna. Ma anche in Occidente il preteso cedimento della politica alle ragioni dell’economia va altrimenti interpretato. Certo lo smantellamento dello Stato sociale ha inibito la direzione politica dell’economia inventata nei “gloriosi Trenta”. Ma ciò, nella stagione della Thatcher e di Reagan, ha risposto a un progetto, anch’esso politico, che spostava il governo della società all’interno degli stessi dispositivi economici. Come, con la consueta lucidità. Carl Schmitt ebbe a obiettare a chi sosteneva che il destino non è più la politica, ma l’economia, “il destino continua a essere rappresentato dalla politica. E’ solo accaduto che l’economia è diventata qualcosa di politica e perciò anch’essa è destino.
Roberto Esposito – Alfabeto politico www.lespresso.it – Lespresso – 14 gennaio 2016 -

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