Ricerca E Sviluppo sono due parole che trovano senso
solo quando le si pronuncia insieme. E sono esattamente ciò di cui avrebbe
bisogno l’Italia per poter avviare davvero quella ripresa economica che sembra
essere dietro l’angolo, ma che non si riesce a raggiungere. La strada è lunga e
le cose da fare sono tante, questa è una giustificazione che non regge quando
facciamo i conti in tasca al settore che davvero farebbe la differenza, ovvero
quello della ricerca e della necessaria attuazione dei risultati degli studi
effettuati. A quanto pare, invece, i dati sugli investimenti in start up del
2015 sono assimilabili a quelli dell’anno precedente: 4° milioni circa nel 2014
e 20 milioni nel primo semestre del 2015, mentre aspettiamo i dati definitivi
relativi alla seconda metà dell’anno. Si tratta di cifre assolutamente
irrisorie e prive di costanza, se paragonate a quelle di altri Paesi europei
come la Germania o la Francia. Il risultato è che l’Italia può vantare studi
eccellenti, ricerche importanti e pubblicazioni divulgate e consultate dalla
comunità internazionale, ma scarsi investimenti per perfezionare la ricerca e
renderla innovazione. Per diventare, in una parola, leader e non sempre e solo
utenti , fruitori. (..). Sono Lontani
Gli Anni in cui a studiosi italiani che andavano a farsi le ossa all’estero
corrispondeva un numero assimilabile di studiosi stranieri che veniva in Italia
a completare il proprio percorso. La nostra emigrazione scientifica è a senso
unico, ed è in uscita e difficilmente si torna indietro perché mancano
completamente prospettive, perché manca una visione. (..) non che votarci a
diventare negli anni, non ne passeranno molti, un Paese sempre più marginale
(essendo posizionati, per crescita, tra Portogallo e Grecia dovrebbe farci
comprendere che è tempo di cambiare rotta) e a nulla servirà fare appello a un
passato glorioso che rispolveriamo in maniera utilitaristica, senza davvero
riuscire a sopportarne il peso. Un Paese in cui alla mancanza di diritti civili
basilari si affianca anche la mancanza di prospettive reali di realizzazione e
l’impossibilità di poter contribuire con il proprio lavoro e i propri talenti
al miglioramento delle condizioni di vita di tutti, è un Paese nel quale si resta
quasi esclusivamente per mancanza di alternative. E Tutto E’ Immobile mentre assistiamo al Nord alla fine della
tradizione imprenditoriale e mentre al Sud vantiamo bellezze naturali rese
irraggiungibili da vie di comunicazione impraticabili. Mi è capitato spesso di
lanciare provocazioni, di invitare individuare quelle aree, tra le più
disagiate al Sud, e trasferirvi le sedi (non redazioni secondarie, ma sedi
centrali) dei maggiori quotidiani nazionali per vedere come il racconto
dell?italia cambia se cambiano le prospettive. E poi in quelle stesse aree
favorire la nascita di poli di innovazione, dalle piccole Silicon Valley che
possano rappresentare il futuro e la speranza del nostro Paese. Ma le
provocazioni hanno un senso se c’è qualcuno che abbia voglia di coglierle e di
ragionare. Hanno un senso se nel Paese c’è ancora qualcuno che crede che
nonostante lo sfascio, nonostante i proclami, nonostante le menzogne, ci siano
ancora possibilità reali di ripartire davvero, mettendo i capitali dove vanno
messi, investendo dove ha senso investire.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it – L’Espresso – 14 gennaio
2016 -
Nessun commento:
Posta un commento