I l caso del “buco” della banca Etruria
– partito in sordina – sta assumendo dimensioni cospicue: Malversazioni
continuate, crediti facili agli amici, obbligazioni losche, risparmiatori sul
lastrico, un suicidio; LA MINISTRA Boschi è stata messa in difficoltà per il
ruolo del padre banchiere (“il mi babbo”). Il premier Renzi è intervenuto per
togliere alla Banca d’Italia la valutazione del crimine e i rimborsi ai
truffati e – con decisione senza precedenti – ha affidato l’arbitrato a un
magistrato che lui stesso ha nominato. Davvero, un ingrato compito quello di
Raffaele Cantone dovrà studiarsi i precedenti dell’affare di Arezzo, che sono
stati parecchi, sanguigni e drammatici. Lo scandalo bancario, infatti, nasce
contestualmente all’unità d’Italia, con la colossale truffa della Banca Romana,
che emetteva banconote false, finanziava politici, le amanti di casa reale, i
palazzinari di regime e una pletora di giornalisti; e con l’uccisione del banchiere
onesto Raffaele Notarbartolo, a capo del Banco di Sicilia, per mano della mafia
(mica scherzi: accoltellato in treno nel1893). Di lì in poi, una quantità di
malefatte ha caratterizzato diversi nostri banchieri, con alcune
caratteristiche: il denaro sporco è ben accetto, e bravo il banchiere che lo
protegge dal fisco e dai comunisti. Si prestano volentieri i soldi agli amici
(e sarebbe poi di cattivo gusto richiedergli). Si tengono buoni rapporti con i
vescovi e con i politici e li si finanzia in nero. Poi, abbastanza spesso, si
fa crac: ovvero, dal momento che i clienti amici non restituiscono i soldi che
sono stati prestati, la banca senza più soldi, fallisce e i conti correnti del
“parco buoi” vengono azzerati. Tra colori che spinsero il gioco al massimo (per
esempio coinvolgendo nelle loro operazioni una mafia ricchissima in liquidità,
la Democrazia Cristiana e il Vaticano), ecco un elenco di fantasmi del passato:
Gaetano Caltagirone e l’Italcasse; Michele Sindona (bancarottiere sia in Italia
che negli Stati Uniti; Roberto Calvi (che portò al crac per 1,3 miliardi di
dollari del 1980 il cattolicissimo Banco Ambrosiano, la più importante banca
privata italiana); Licio Gelli, che di Calvi era il socio occulto; Paul
Marcinkus,il corpulento cardinale dello Ior, per non parlare delle centinaia di
banconote della droga. L’opinione pubblica non si interessò mai più di tanto a
questi affari. Gli unici che intervenivano (non sempre) erano i funzionari
ispettori della Banca d’Italia, con fama di indipendenza dal potere politico.
Che quindi non li amava per nulla. Giulio Andreotti, tutore di molti
bancarottieri, per bloccarli arrivò al punto da ottenere l’arresto del
Governatore Baffi e del suo vice Sarcinelli. (Era il 1979. Allora non c’era
l’Europa, noi tendevamo piuttosto al Sud America). Rispetto ad allora, tutto è
cambiato? Ma certo che sì. Non fate come quel giovane scrittore che vede il
crimine dappertutto. Fidatevi di Cantone.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 31
dicembre 2015
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