Il Termine Lifting E’
Entrato nel nostro
vocabolario quotidiano senza che la parola o il verbo indichi direttamente un
intervento estetico prodotto dai bisturi. Come osserva Rossella Ghigi in “Per
piacere” (il Mulino), si dice fare il lifting della casa, quando si cambia
arredamento, o face lifting per indicare un nuovo arredamento,o face lifting
per indicare un nuovo modello di auto, e persino: “fare lipo ai prezzi”,
diminutivo di liposuzione. L’universo semantico che corrisponde alla
cosiddetta”chirurgia estetica” si è molto ampliato, così come il numero delle
persone che ricorrono a questo tipo d’intervento, o che vi aspirano. E non si
tratta solo di persone adulte, o più anziane, ma di uomini e donne al di sotto
dei 35 anni, oppure ultracinquantenni che provvedono a farsi liftare viso o
collo; per non parlare delle giovanissime che lo auspicano per migliorare il
proprio aspetto. La chirurgia estetica ha fatto il proprio debutto già nel
Cinquecento, come racconta un medico, Leonardo Fioravanti, che ebbe modo di
osservare all’opera dei rinochirurghi a Messina nel 1549, ma è stato solo con
la Prima guerra mondiale che sono state messe a punto le tecniche oggi usate in
un business che fattura milioni e milioni di euro in tutte le parti del mondo.
A orientare questa modificazione attiva del proprio corpo sono molti fattori:
la commercializzazione sempre più spinta della medicina, il nuovo rapporto che
gli individui intrattengono con il nostro corpo, la crescente influenza della
società dello spettacolo, la vetrinizzazione della vita quotidiana. Il corpo è
entrato tra le merci del consumo costante degli abitanti del Pianeta. (..). Il
corpo biologico non è così manipolabile come si crede. Le rughe,
l’invecchiamento della pelle, la caduta dei capelli, le macchie su viso, mani e
braccia, sono un segno indelebile cui ci esponiamo per il fatto stesso di
vivere. Molte persone anziane, che hanno superato o raddoppiato l’età dei loro
padri o nonni, scoprono la bellezza del tempo, la ricchezza anche sociale di un
viso raggrinzito, di una fronte corrugata. L’eterna giovinezza resta un mito
per cui era necessario morire giovani al fine di entrare nell’empireo degli
eroi e dei semidei. Morire giovani era meno oneroso che restare giovani eternamente.
l’abolizione di questi segni è stata prodotta insieme alla abolizione
dell’eternità: abbiamo solo questa vita, dice Zygmunt Bauman, in un mondo in
cui l’anziano colpito dall’Alzheimer è insieme allo zombi una delle figure più
potenti e sconvolgenti del nostro destino nel XXI secolo.
Marco Belpoliti – Sul corpo delle donne – L’Espresso – 7
gennaio 2016 -
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