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venerdì 8 gennaio 2016

Lo Sapevate Che: Bisturi a doppio taglio Lifting & Co.....



Il Termine Lifting E’ Entrato nel nostro vocabolario quotidiano senza che la parola o il verbo indichi direttamente un intervento estetico prodotto dai bisturi. Come osserva Rossella Ghigi in “Per piacere” (il Mulino), si dice fare il lifting della casa, quando si cambia arredamento, o face lifting per indicare un nuovo arredamento,o face lifting per indicare un nuovo modello di auto, e persino: “fare lipo ai prezzi”, diminutivo di liposuzione. L’universo semantico che corrisponde alla cosiddetta”chirurgia estetica” si è molto ampliato, così come il numero delle persone che ricorrono a questo tipo d’intervento, o che vi aspirano. E non si tratta solo di persone adulte, o più anziane, ma di uomini e donne al di sotto dei 35 anni, oppure ultracinquantenni che provvedono a farsi liftare viso o collo; per non parlare delle giovanissime che lo auspicano per migliorare il proprio aspetto. La chirurgia estetica ha fatto il proprio debutto già nel Cinquecento, come racconta un medico, Leonardo Fioravanti, che ebbe modo di osservare all’opera dei rinochirurghi a Messina nel 1549, ma è stato solo con la Prima guerra mondiale che sono state messe a punto le tecniche oggi usate in un business che fattura milioni e milioni di euro in tutte le parti del mondo. A orientare questa modificazione attiva del proprio corpo sono molti fattori: la commercializzazione sempre più spinta della medicina, il nuovo rapporto che gli individui intrattengono con il nostro corpo, la crescente influenza della società dello spettacolo, la vetrinizzazione della vita quotidiana. Il corpo è entrato tra le merci del consumo costante degli abitanti del Pianeta. (..). Il corpo biologico non è così manipolabile come si crede. Le rughe, l’invecchiamento della pelle, la caduta dei capelli, le macchie su viso, mani e braccia, sono un segno indelebile cui ci esponiamo per il fatto stesso di vivere. Molte persone anziane, che hanno superato o raddoppiato l’età dei loro padri o nonni, scoprono la bellezza del tempo, la ricchezza anche sociale di un viso raggrinzito, di una fronte corrugata. L’eterna giovinezza resta un mito per cui era necessario morire giovani al fine di entrare nell’empireo degli eroi e dei semidei. Morire giovani era meno oneroso che restare giovani eternamente. l’abolizione di questi segni è stata prodotta insieme alla abolizione dell’eternità: abbiamo solo questa vita, dice Zygmunt Bauman, in un mondo in cui l’anziano colpito dall’Alzheimer è insieme allo zombi una delle figure più potenti e sconvolgenti del nostro destino nel XXI secolo.
Marco Belpoliti – Sul corpo delle donne – L’Espresso – 7 gennaio 2016 -

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