Auguri, innanzitutto, per cominciare questo
breve (e incompleto) alfabeto natalizio. Ne abbiamo bisogno tutti: hanno il
vantaggio, gli auguri, di essere gratis. In un mondo che non apprezza la
gratitudine. Banche, dove si
custodiscono non solo i soldi dei risparmiatori. Grandi o piccole che siano,
nelle loro casseforti è depositata la coesione sociale di un Paese. Valore
senza prezzo. Casa, ultimo anno
della tassa più odiata dagli italiani, quella sulla prima abitazione.
L’abolizione, dicono gli esperti, non garantisce la ripresa dell’economia. Ma
poiché il 79per cento delle famiglie possiede un appartamento di proprietà, di
sicuro sostiene i sondaggi elettorali. Democrazia,
l’abbiamo concepita come un bene conquistato per sempre. Per scoprire sgomenti
quanto il fanatismo islamico la odi, più di quanto noi europei siamo disposti a
difenderla. (‘)Espresso, del 2015
abbiamo celebrato i nostri 60 anni. Un certo modo di fare giornalismo, libero,
laico, sfrontato. In equilibrio tra la denuncia e il sorriso. Sessant’anni con
lo sguardo sempre rivolto avanti. Francesco,
il papa venuto dalla fine del mondo. Parla, inascoltato, di una guerra mondiale
combattuta a pezzi. Sempre più grandi. Si rivolge a fedeli e non. Unico leader
in un mondo in bilico, alla ricerca di nuovi equilibri internazionali. Giubileo, all’apertura della porta
santa in piazza San Pietro, l’8 dicembre, c’erano 50 mila fedeli. Dopo i
massacri di Parigi, la prima (e per ora unica) manifestazione di massa svoltasi
in Europa. Religiosa e civica al tempo stesso. Immigrazione, quanti morti ancora prima di comprendere che nulla li
fermerà? Affrontano il Mediterraneo a rischio della vita, per sfuggire alla
certezza della sofferenza e della norte nelle loro terre, per fame o per
guerra. I governi europei la vivono come un’emergenza di ordine pubblico. Sono
i confini che hanno immaginato, invece, a non tenersi più. Mafia, c’era una volta Capitale corrotta = Nazione infetta. E c’è
ancora. Da Roma all’Emilia, al Nord operoso, le mafie non sono più solo simbolo
dell’arretratezza meridionale. Si muovono con successo nel capitalismo globalizzato.
Nord, con la Milano del dopo-Expo
respira aria di ripresa. Finalmente. Il Sud invece è scomparso dall’agenda
politica. Da anni. L’Italia a due velocità è un’Italia zoppa. Populismo, un nuovo spettro si aggira
per l’Europa. I partiti populisti antisistema mandano in crisi quelli
tradizionali, popolari-conservatori e socialisteggianti. Per arginare
l’avanzata elettorale servono politiche innovative in campo economico sociale.
Non se ne intravedono, finora. Quirinale,
il primo anno di Sergio Mattarello è trascorso senza scossoni. Arduo rubare la
scena a Palazzo Chigi, ma quando vuole il Presidente c’è. E si prende cura
delle litigiose istituzioni della Repubblica. Riforme, ovvero il populismo declinato in chiave riformista da
Matteo Renzi. E’ la strategia adottata finora con successo dall’ex sindaco di
Firenze per arginare le forze antisistema. Il confronto con Greci, Francia e
Spagna è a favore del premier italiano. In attesa di una conversione al
riformismo davvero popolare. Sinistra,
dall’identità incerta, prigioniera del proprio passato. Specializzata in
scissioni, provvisorie aggregazioni, nuove scissioni. In Europa fatica a rappresentare
le classi lavoratrici e i ceti medi proletarizzati. Che dunque finiscono per
votare populisti e demagoghi. Terrorismo,
per la prima volta uno stato (per quanto anomalo come il Califfato di Siria
e Iraq) ne fa uso, per combattere una
guerra asimmetrica con i Paesi occidentali. Unione Europea, divisa, debole, prigioniera degli egoismi dei
singoli Stati nazionali. Lontana dal cuore dei suoi 500 milioni
i abitanti. Indifendibile con la sua burocrazia
irresponsabile. Da ricostruire dalle fondamenta. Zeta, uno spettacolare film sulla Grecia anni ‘60 denunciava la
dittatura dei Colonnelli. Mezzo secolo sopo quella sceneggiatura si potrebbe
adattare alla Russia o all’Ucraina, alla Turchia o all’Ungheria. E’ ancora “Z”
L’orgia del potere”. Il diritto al dissenso calpestato sotto i nostri occhi.
Luigi Vicinanza -
Editoriale www.lespresso.it- @vicinanzal
– 30 Dicembre 2015 -
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