Il Filmato Risale A
Metà Anni Cinquanta in
Egitto. Gamal Abdel Nasser, l’animatore del gruppo dei giovani ufficiali che
detronizzarono ilre, poi presidente del Paese e simbolo del nazionalismo
panarabo parla davanti a un’assemblea.(..) dice: Ho parlato con il capo dei
Fratelli musulmani. Gli ho chiesto cosa vuole. Mi ha risposto: “vogliamo che tu
imponga il velo alle donne”..Nasser tace per un attimo e spiega: “Ha chiesto
che tutte le donne egiziane vadano in giro velate”. “Si sentono le risate del
pubblico e qualcuno che commenta: “Se lo metta lui, il velo”. Ma allora, cosa è
successo durante i sessant’anni passati da quel discorso? Come mai oggi, nel
mondo arabo e musulmano il velo sembra un segno del tutto naturale (come da noi
il presepe) della tradizione e dell’identità; mentre per molti è tuttora (come
lo era per Nasser) simbolo e strumento di sottomissione? Come mai il processo
di decolonizzazione non è andato a pari passo con quello dell’emancipazione
femminile? Detto brutalmente: oggi le donne, il loro corpo, sono l’oggetto e la
posta in gioco di una guerra. Di quel conflitto che verte sull’esigenza,
maschile e patriarcale, di controllare e perfino annientare (simbolicamente ma
anche fisicamente) il corpo delle donne, si può tracciare addirittura una mappa
geopolitica: dalle donne yazide vendute come schiave; alle ragazze nigeriane
rapite dai miliardari di Boko Haram; alle indiane stuprate perché “troppo
indipendenti”, fino alle donne bosniache musulmane violentate negli anni Novanta,
sotto i nostri occhi, in mezzo alla nostra Europa, dai maschi cristiani
ortodossi perché portassero nel grembo il seme del boia e perché davvero
partorissero nel dolore.(..). Alleanza Religiosa. Anche il Dio unico può essere
nemico della donna? Michela Murgia, oltre a essere una bravissima scrittrice si
occupa di teologia. Ma prima di entrare in questioni teoriche vuole parlare di
femminicidio: in Italia 152 vittimenel corso del 2014. “E’ una guerra vera”,
dice. “La mia non è retorica o metafora, visto che a essere uccise sono le
donne più coraggiose, quelle che resistono al tentativo di sottometterle”. Poi
passa a parlare delle fedi e di Dio: “La pace tra le religioni si farà sul
corpo delle donne”. Spiegazione: “Nelle organizzazioni internazionali, quando
si tratta di diritti come aborto e simili il Vaticano e i Paesi musulmani
fondamentalisti votano allo stesso modo”. Ma c’è anche un lato strettamente
teologico della questione. Secondo la scrittrice, occorre avere il coraggio di
dire che “Dio è donna: nella Bibbia ci sono diversi passaggi che lo
suggeriscono”. E già che ci siamo: “Nella stessa concezione della Trinità, c’è
un elemento femminile, che però nell’immaginario pittorico prodotto dai maschi,
è stato eliminato o dimenticato, e nella teologia ridotto al mistero della
fede”. Insomma, le tre grandi fedi monoteistiche, sono anche strumento di
potere. “E il potere non è neutrale, il potere è questione di genere”,
conclude. La pensa in un modo simile un maschio, un grande poeta: Adonis,
siriano di casa a Parigi. In un libro fresco di stampa “Violenza e Islam”
(Guanda), sostiene: “Il femminile, come la poesia, è essenzialmente contro la
religione. Perché la religione è una risposta, mentre la poesia è una domanda e
come tale, sta agli antipodi del potere. In questo senso c’è una forte affinità
tra poesia e femminilità”.
Wlodek Goldkorn – Sul Corpo Delle Donne – L’Espresso – 7
Gennaio 2016 -
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