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giovedì 10 settembre 2020

Lo Sapevate Che: Colin Firth, attore tra i più apprezzati della scuola inglese della fine degli anni Ottanta

„Looking in the mirror, staring back at me isn't so much a face as the expression of a predicament.“Colin Firth (Fonte: https://le-citazioni.it/autori/colin-firth/)

Colin Andrew Firth nasce il 10 settembre 1960 nell'Hampshire, a Grayshott, in Gran Bretagna, figlio di due docenti universitari: il padre, David Norman, è responsabile dell'educazione per il governo nigeriano; la madre, Shirley Jean, è insegnante di religioni comparate. Proprio a causa del lavoro del padre, Colin trascorre alcuni anni dell'infanzia in Nigeria; a undici anni, poi, si trasferisce con il resto della famiglia in Missouri, a St. Louis. Qui, frequenta la Montgomery of Alamain Secondary School, e poi a Eastleigh il Barton Peveril College: è in questi anni che coltiva la propria passione per la musica e soprattutto per la recitazione, complici gli studi al Drama Centre London.

Dopo essere salito sul palco con "Another country", osannata produzione teatrale di Londra in cui interpreta Guy Bennett, Colin Firth appare nella serie tv "Crown Court" e debutta al cinema proprio con la trasposizione sul grande schermo di "Another Country", per la regia di Marek Kanievska, nel ruolo - però - di Tommy Judd. Dopo "Nineteen nineteen" di Hugh Brody, l'attore britannico partecipa all'adattamento televisivo del romanzo "Lost Empires", di J.B. Priestley, prima di prendere parte nel 1987 a "Un mese in campagna" (titolo originale: "A month in the country") al fianco di Kenneth Branagh.

Nello stesso anno, prende parte al film tv di Rob Thompson "Tales from the Hollywood Hills: Pat Hobby Teamed with Genius", e appare nella serie "Hallmark Hall of Fame". A "Valmont", di Milos Forman (sul cui set conosce Meg Tilly, con la quale intraprende una storia d'amore e che nel 1990 gli darà un figlio, William Joseph), fanno seguito "Apartment Zero" e "Le ali del successo" di Otakar Votocek.

Sono i primi anni Novanta: in questo periodo, Colin Firth, Paul McGann, Gary OldmanTim Roth e Bruce Payne, tutte giovani promesse del cinema d'Oltremanica, si guadagnano la definizione di Brit Pack. Dopo produzioni minori come "Femme fatale" di Andre R. Guttfreund, il film tv "Hostages" di David Wheatley e "Playmaker" di Yuri Zeltser, Firth ottiene un successo eccezionale con l'adattamento televisivo del romanzo di Jane Austen "Orgoglio e pregiudizio", in onda sulla BBC. La performance dell'attore oltrepassa i confini nazionali; la sua interpretazione di Mr Darcy gli vale una nomination ai premi Bafta.

Entrato nel cast de "Il paziente inglese", di Anthony Minghella, partecipa anche a "Febbre a 90°", di David Evans. Quindi, ottiene parti in produzioni hollywoodiane dal notevole riscontro commerciale: nel 1998, per esempio, è la volta di "Shakespeare in love", di John Madden. Tra il 1999 e il 2001, invece, prende parte al film di Hugh Hudson "La mia vita fino ad oggi", a "La fidanzata ideale", di Eric Styles, e soprattutto alla commedia "Il diario di Bridget Jones", di Sharon Maguire, che conquista un successo eccezionale al botteghino.

Nel frattempo si dedica anche alla scrittura: nel 2000, infatti, realizza "The department of nothing", un racconto che fa parte di "Speaking with the Angel", raccolta edita da Nick Hornby (l'autore di "Febbre a 90°") che viene pubblicata allo scopo di raccogliere fondi per un'associazione che si occupa di bambini autistici, la TreeHouse Trust.

Nel 2001 ottiene una candidatura agli Emmy per "Conspiracy - Soluzione finale", mentre sul grande schermo appare in "Four play" (titolo originale: "Londinium"), di Mike Binder. E' soprattutto con gli adattamenti cinematografici delle grandi opere letterarie, però, che Colin fa faville: succede anche nel 2002 con la pellicola di Oliver Parker "L'importanza di chiamarsi Ernest", tratto da "The importance of being Earnest" di Oscar Wilde.

Il 2003 si rivela un anno particolarmente ricco di impegni: tra gli altri film si segnalano "Una ragazza e il suo sogno" (titolo originale: "What a girl wants") di Dennie Gordon, e soprattutto "Love actually - L'amore davvero", di Richard Curtis. Dopo essere stato produttore esecutivo di "In prison my whole life", documentario - prodotto dalla moglie Livia Giuggioli - che mette in discussione il processo subito da Mumia Abu-Jamal, attivista politico accusato agli inizi degli anni Ottanta di aver ucciso un poliziotto e per questo condannato a morte, nel 2009 Colin Firth vince la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia per la sua interpretazione di "A single man", lungometraggio d'esordio di Tom Ford, in cui ricopre il ruolo di un professore universitario costretto a fare i conti con la solitudine che segue la morte del suo compagno; per questo film, l'attore inglese riceve anche candidatura ai BFCA, agli Screen Actors Guild, ai Golden Globe e agli Oscar, vincendo un premio Bafta.

Un successo altrettanto significativo arriva l'anno successivo con "Il discorso del re", presentato al Toronto Film Festival: la pellicola gli vale nel 2011 un Golden Globe come migliore attore in un film drammatico e un Oscar come migliore attore protagonista, oltre a numerosi altri riconoscimenti. Il 2011, per altro, si rivela un anno davvero magico per lui: il 13 gennaio gli viene concessa la stella sulla Hollywood Walk of Fame, mentre a giugno viene nominato dalla Regina Elisabetta II comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico. In quel periodo, recita anche ne "La talpa", film di spionaggio diretto da Tomas Alfredson, ispirato dall'omonimo romanzo di John Le Carré. Nel 2012 Firth è impegnato sul set di "Gambit - Una truffa a regola d'arte", di Michael Hoffman, e di "Arthur Newman", diretto da Dante Ariola.

Nel 2016 veste di nuovo i panni di Mark Darcy per il sequel "Bridget Jones's Baby". Due anni più tardi è al cinema partecipando al film di Rob Marshall "Il ritorno di Mary Poppins", con Emily Blunt come protagonista.             https://biografieonline.it/biografia-colin-firth 

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