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giovedì 21 novembre 2019

Lo Sapevate Che: Voltaire: Il tempo è un galantuomo, rimette a posto tutte le cose


Vita e opere

Francois-Marie Arouet, meglio noto come Voltaire, nacque a Parigi nel 1694 e fu l’ultimo di cinque figli di una ricca famiglia borghese. Il padre, infatti, era notaio nonché alto funzionario fiscale, mentre la madre vantava lignaggio nobiliare. All’età di sette anni, però, Voltaire perse la madre e fu educato dal genitore rimasto con cui ebbe, ininterrottamente, un rapporto molto conflittuale. Il giovane filosofo frequentò un rinomato collegio gesuita, dove apprese il latino e il greco e dimostrò una grande propensione per lo studio delle materie umanistiche. Tuttavia, seguendo il volere paterno, si iscrisse ad una scuola di diritto che abbandonò dopo solo quattro mesi.  
Voltaire conobbe un iniziale successo preso i salotti nobiliari come autore di scritti sarcastici e polemici nei confronti dell’autorità e, alla morte del padre, ereditò una cospicua somma. Ma, un litigio con un cavaliere, gli costò prima la reclusione e poi la via dell’esilio per l’Inghilterra. Il filosofo trascorse tre fruttuosi anni nel nuovo paese ed ebbe modo di apprezzare la letteratura autoctona (ammirò soprattutto le opere di Shakespeare, ancora poco conosciuto nel resto del continente), la filosofia, la libertà religiosa e di parola concessa ai cittadini, e i limiti imposti al potere del re, in netto contrasto con la monarchia assoluta francese. 
Al suo ritorno in Francia pubblicò le considerazioni sull’esperienza inglese nella raccolta di saggi intitolata Lettere Filosofiche, che gli procurarono un nuovo attrito con la corona francese. Si nascose, quindi, nel castello di una nobildonna con cui intrattenne una relazione amorosa e si immerse nella composizione di scritti di varia natura (teatrali, filosofici, scientifici). Fu questo il periodo in cui Voltaire sviluppò la sua ammirazione per le opere di Newton

Dal 1749 al 1752 accettò l’ospitalità di Federico II di Prussia, che nutriva nei confronti del filosofo grande ammirazione al punto da volerlo come suo consigliere. Ma, la rottura dell’amicizia col sovrano lo costrinse a riparare prima in Svizzera e poi nuovamente in Francia, presso il piccolo centro di Ferney. Diventò, in questo periodo, il punto di riferimento dell’Illuminismo europeo e collaborò alla realizzazione dell’Enciclopedia. Furono gli anni in cui Voltaire diede alla luce le sue opere maggiori tra cui: Micromega (1752), Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756), il Candido o dell’ottimismo (1759), il Trattato sulla tolleranza (1763).  

Dopo 28 anni di assenza, Voltaire rientrò a Parigi accolto dagli onori dei suoi concittadini, ad eccezione della corte del re e del clero. Ma poco dopo, a quasi 83 anni, si spense probabilmente per un cancro alla prostata mentre la folla lo acclamava sotto il suo balcone. Il suo pensiero laico, anticlericale e spregiudicato influenzò non poco molti protagonisti della Rivoluzione americana e di quella francese, e l’elaborazione di pensatori successivi come Marx o Nietzsche. (..)


L'idea di tolleranza di Voltaire

Tutta la polemica di Voltaire contro le ingiustizie sociali, la superstizione, il fanatismo è esemplificata nella sua difesa del principio della tolleranza. Nella sua opera più importante, il Trattato sulla tolleranza, infatti, il filosofo parte da un fatto di cronaca (un processo concluso con la condanna a morte di un protestante di Tolosa) per denunciare globalmente le conseguenze dell’intolleranza, ed in particolare si scaglia contro il cristianesimo«I cristiani sono i più intolleranti degli uomini», o «la nostra (religione, n.d.r) è senza dubbio la più ridicola, la più assurda e la più assetata di sangue mai venuta a infettare il mondo» scrive. 
Ma la sua requisitoria è diretta contro tutte le religioni storiche che hanno tradito il loro comune nucleo razionale, fatto di alcuni principi semplici e universalmente condivisi e, attraverso l’istituzione di dogmi e riti particolari, si sono macchiate di ogni tipo di crimine (dalle guerre alle persecuzioni). Abbandonare dunque il dogmatismo e abbracciare una religione spogliata dei suoi tratti esteriori e deleteri perché: «il deista non appartiene a nessuna di quelle sette che si contraddicono tutte… egli parla una lingua che tutti i popoli intendono… egli è persuaso che la religione non consiste né nelle opinioni di una metafisica incomprensibile, né in vane cerimonie, ma nell’adorazione e nella giustizia. Fare il bene è il suo culto: obbedire a Dio è la sua dottrina»

L’uomo deve accettare la diversità, i diversi punti di vista, in quanto, secondo Voltaire, essere tolleranti significa accettare le comuni fragilità«Siamo tutti impastati di debolezze e errori: perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze, è la prima legge di natura… Chiunque perseguiti un altro suo fratello, perché non è della sua opinione, è un mostro». 
La tolleranza deve animare qualunque tipo di potere politico e Voltaire si scaglia, quindi, anche contro l’uso della tortura e della pena di morte. Allo stesso modo attacca l’uso della religione per giustificare le guerre e rigetta il nazionalismo in nome di una fede cosmopolita.  
Ritratto di Voltaire, scrittore e filosofo francese — Fonte: Ansa

Voltaire : Vita e Opere
Francois-Marie Arouet, noto come Voltaire, nacque a Parigi da una ricca famiglia borghese.Frequentò un rinomato collegio gesuita e si iscrisse, poi, ad una scuola di diritto che abbandonò dopo solo quattro mesi.
Alla morte del padre ereditò una cospicua somma.
Dopo un iniziale successo presso i salotti francesi, la vita di Voltaire fu caratterizzata dall’attrito con nobili e con la corona francese.

Prese prima la via dell’esilio, durato tre anni, verso l’Inghilterra (che gli ispirò la scrittura delle Lettere Filosofiche), seguito dalla permanenza in Prussia (presso Federico II), in Svizzera e a Ferney.
Divenne il punto di riferimento dell’Illuminismo europeo; collaborò alla realizzazione dell’Enciclopedia e compose le sue opere maggiori: Micromega (1752), Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756), il Candido o dell’ottimismo (1759), il Trattato sulla tolleranza (1763).

Ritornò infine a Parigi, accolto con trionfo dai suoi concittadini e si spense, poco dopo, a quasi 83 anni.

Il deismo di Voltaire e la critica all'ottimismo metafisico
Voltaire era un deista ed era convinto che Dio esistesse e che ciò potesse essere provato guardando l’ordine dell’universo.
Il Dio di Voltaire era una sorta di grande Architetto universale, era inconoscibile e non interveniva nelle vicende degli uomini, era un prodotto della ragione.
Secondo Voltaire il male esiste e rimanere nell’ottimismo metafisico (seguendo la massima “tutto è bene” e “viviamo nel migliore dei mondi possibili”) significa farsi opprimere ed evitare di ragionare.

L'uomo, la morale e l'etica animalista in Voltaire
Voltaire invita ad accettare l’imperfetta condizione dell’uomo.
Nonostante non esistano idee innate rintraccia i principi di una legge morale universale sostenendo che il bene e il male si configurano con ciò che è utile o nocivo per la società.
Rifiuta l’idea di una superiorità dell’uomo sull’animale e condanna la vivisezione e qualunque forma di tortura fisica.

La concezione della storia
Voltaire crede che la storia debba concentrarsi sullo “spirito” di una nazione e svelare e superare tutto ciò che c’è di irrazionale e superstizioso nella storia dei popoli.
Il progresso dell’uomo, evidenziato dalla storia, consiste nel suo tentativo di superare, attraverso la ragione, pregiudizi e miti e fondare una società più giusta.

L'idea di tolleranza di Voltaire
Nel Trattato sulla tolleranza il filosofo denuncia le conseguenze dell’intolleranza e si scaglia, in particolare, contro il cristianesimo.
Secondo Voltaire bisogna abbandonare il fanatismo delle religioni storiche e abbracciare unicamente una religione razionale che si basi sull’obbedienza a Dio e sull’esercizio del bene.
Essere tolleranti significa, per Voltaire: accettare la diversità e le comuni fragilità, rifiutare la tortura e la pena di morte e abbracciare una fede pacifista e cosmopolita.

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