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sabato 2 novembre 2019

Lo Sapevate Che: IL POETA, SCRITTORE, REGISTA, GIORNALISTA E SCENEGGIATORE PIER PAOLO PASOLINI VENIVA UCCISO IL 2 NOVEMBRE 1975. LO RICORDIAMO CON LE SUE FRASI PIÙ BELLE.


PIER PAOLO PASOLINI

Nato a Bologna il 5 marzo 1922, Pier Paolo Pasolini è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, sceneggiatore e regista italiano. Oltre che in italiano, ha scritto anche in friulano, sottolineando l’importanza dei molti dialetti regionali italiani.

La sua era una personalità versatile e intrigante, che non si sottometeva alle convenzioni dell’epoca in cui è vissuto. Le sue opinioni furono oggetto di molte polemiche e discussioni, in quanto Pasolini era solito a trasmettere il proprio pensiero senza mezzi termini. Moltissime le sue opere: letterarie, teatrali e cinematografiche.

 Il 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini viene rinvenuto morto sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia. Secondo le indagini, l’uomo è stato percosso e poi travolto dalla sua stessa automobile. Per l’omicidio fu incolpato il diciassettenne Pino Pelosi, il quale sostenne di essere stato approcciato da Pasolini per un rapporto sessuale.
  
Così un altro grande scrittore italiano, Alberto Moravia, commentò la morte di Pasolini: «La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.» 

Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.

Il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto.

Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.

[…] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.

La borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i “figli di papà” si rivoltano contro i “papà”. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri.

Quando un giovane, o un anziano molto aggiornato, accusando se stesso e gli altri – fino a ridursi alla disperazione e allo sciopero – dice che non c’è nulla da fare, che il sistema non può fatalmente non “mangiare” dice in realtà: io desidero essere mangiato, sparire.
Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.

Solo parlando, manifestiamo il sapere: nel silenzio non sentiamo che un’ingenua e vergognosa avidità.

Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.

Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.

I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri.

La morte non è | nel non poter comunicare | ma nel non poter più essere compresi.

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