Il Diario di Anna Frank fu
pubblicato per la prima volta il 25 giugno di 75 anni fa, rendendo famosa la
storia della ragazza ebrea morta a 15 anni nel campo di sterminio nazista di
Bergen-Belsen in Germania. Il diario è
una delle testimonianze più importanti sulla Shoah, la sistematica uccisione
degli ebrei e delle altre persone ritenute dal regime nazista inferiori per
motivi razziali o politici.
Anna Frank era
nata a Francoforte il 12 giugno del 1929 da una famiglia ebrea e si era presto
dovuta trasferire nei Paesi Bassi per sfuggire alle leggi antisemite introdotte
dal regime di Adolf Hitler. Quando la Germania invase il paese – e anche
Amsterdam non fu più un posto sicuro – i Frank iniziarono una vita clandestina,
insieme ad un’altra famiglia ebrea.
Nel
1942 si trasferirono nel retro degli uffici del padre di Anna Frank, in un
appartamento nascosto dietro a una libreria scorrevole. Trascorsero così due
anni, praticamente senza contatti con il mondo esterno, nella speranza che la
guerra prima o poi finisse.
Anna
Frank scrisse assiduamente sul proprio diario fatti e pensieri di quella reclusione.
Nel 1944 fu scoperta e arrestata insieme ai proprio familiari. Anna Frank e sua
sorella Margot furono deportate nel campo di concentramento di Bergen-Belsen,
dove morirono alla fine dell’inverno del 1945, pochi giorni prima della
liberazione da parte degli alleati. L’unico della famiglia che sopravvisse
all’olocausto fu il padre Otto che, dopo la guerra, fece pubblicare il diario
di Anna dopo averne rielaborato e integrato alcuni passaggi.
Per
lungo tempo si ritenne che Anna e Margot Frank fossero morte in una data
compresa tra il primo e il 31 marzo, dalle conclusioni a cui giunse la Croce
Rossa intervenuta nel campo. In seguito le autorità olandesi, non potendo
stabilire una data certa, decisero di stabilirne una convenzionale: il 31
marzo.
Nel
2015, nuovi studi incrociarono
i dati contenuti negli archivi della Croce Rossa, dell’International Tracing
Service di Bad Arolsen (un centro di ricerca sulle vittime del nazismo e
dell’olocausto), del museo di Bergen-Belsen con le testimonianze di altre donne
presenti nello stesso campo di concentramento delle due sorelle. Si arrivò alla
conclusione che la data della loro morte dovesse essere anticipata almeno di un
mese.
Rachel
van Amerongen, Hanneli Goslar, Nanette Blitz e Annelore Daniel (le quattro
testimoni citate nel documento ufficiale prodotto dalla Casa Museo di Anna
Frank) dissero infatti di essersi accorte che Anna stava sviluppando i primi
sintomi di tifo intorno al 7 febbraio. E considerando che, secondo i medici, la
morte per tifo si verifica a distanza di massimo 12 giorni dalla comparsa dei
primi sintomi, fu ipotizzato che Anna Frank fosse morta a febbraio e non a
marzo.
Sempre
nel 2015, la fondazione svizzera Anne Frank Fonds, che gestisce i diritti
del Diario di Anna Frank stabilì che Otto
Frank fosse co-autore della famosa biografia, e non soltanto il suo curatore
com’era stato considerato fino ad allora. La decisione ebbe un importante
risvolto pratico, perché prolungò di molti anni il copyright sul libro, gestito
appunto dalla fondazione.
Otto
Frank fece pubblicare il diario in tedesco il 25 giugno 1947, e poi nella
traduzione inglese nel 1952, con il titolo The Diary of a Young Girl.
In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1954 da Einaudi, ed è ormai
tradotto in più di 70 lingue.
https://www.ilpost.it/2022/06/25/anna-frank/
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