Una concentrazione del gas serra tre volte
più alta quella attuale farà dissipare gli stratocumuli, le nuvole basse e
scure che riflettono il 30% delle radiazioni solari. Questo fenomeno da solo
potrebbe comportare un rialzo delle temperature medie globali di 8 °C.
Un ombrello di vapore per
mitigare le temperature: che cosa accadrebbe alla Terra, se la privassimo delle
nuvole?|SHUTTERSTOCK
I bassi banchi
di nubi al largo delle coste subtropicali sono uno dei sistemi di
raffreddamento più efficaci del Pianeta, perché rispediscono al mittente una
parte importante di radiazioni solari.
Un deciso incremento delle
emissioni di gas serra potrebbe però farli scomparire: secondo nuove
simulazioni climatiche che considerano in modo più preciso il ruolo di queste
nuvole - gli stratocumuli - una concentrazione di CO2 pari a circa
tre volte quella attuale potrebbe
"romperle" in formazioni più piccole e meno schermanti, un fenomeno
che, da solo, potrebbe aggiungere un incremento di 8 gradi °C al riscaldamento
globale già dovuto all'effetto serra.
Foto - Greta Thunberg, una ragazza svedese di 16 anni, è
diventata il volto simbolo del movimento di mobilitazione studentesca globale
per il clima #FridaysforFuture. Nell'agosto 2018 ha iniziato a manifestare
fuori dal Parlamento svedese accusando i legislatori di non aver fatto
abbastanza per incontrare gli obiettivi di contenimento delle emissioni di gas
serra indicati negli accordi di Parigi. Ha continuato a scioperare ogni
venerdì, invitando gli studenti di tutto il mondo a unirsi alla sua protesta e
avviando una rete globale organizzata attraverso i social di nuovi attivisti
preoccupati per il proprio futuro e per quello del Pianeta. Invitata in Polonia
in occasione della COP24 e in seguito a Davos, in Svizzera, per il Forum
economico mondiale, Greta ha reiterato ai rappresentanti politici le stesse
accuse: «Non voglio la vostra speranza - ha detto - vi voglio nel panico.
Voglio che sentiate la paura che io sento ogni giorno. E poi, voglio che
agite».
COCCODRILLI AL POLO NORD. Per il nostro pianeta, si tratterebbe di uno scenario catastrofico.
Gli 8 gradi extra, sommati ai +4 gradi °C di global warming imputabili alla CO2
soltanto, porterebbero la Terra in una condizione simile a quella sperimentata
56 milioni di anni fa nell'evento di global warming più intenso dall'estinzione
dei dinosauri, il Massimo Termico del
Paleocene-Eocene (Paleocene-Eocene Thermal Maximum, PETM),
quando i coccodrilli nuotavano nelle acque artiche libere dai ghiacci, e nei
territori dell'attuale Alaska crescevano le palme.
UN SECOLO PER
AGIRE. In simili condizioni climatiche, per
gli animali a sangue caldo (uomo incluso) sarebbe impossibile sopravvivere a
latitudini tropicali.
Se nulla cambia nei trend globali di emissioni, le
concentrazioni di CO2 potrebbero triplicare, arrivando a 1200 ppm, entro il
2100. La buona notizia, dicono gli autori dello studio pubblicato su Nature
Geoscience, è che, sapendolo, abbiamo gli strumenti per fare in
modo che non accada.
MESSI DA PARTE. Gli
stratocumuli terrestri riflettono circa il 30% del totale delle radiazioni
solari, ma il loro ruolo nei fenomeni climatici è stato, finora, molto
difficile da comprendere. Quando i ricercatori si ritrovano alle prese con le
simulazioni climatiche, nella maggior parte dei casi devono semplificare i
fenomeni "minori", come appunto quelli nuvolosi, per concentrarsi su
quelli più rilevanti come il cambiamento della temperatura oceanica: non
esistono computer abbastanza potenti per considerare tutte le variabili che
contribuiscono al clima globale in una volta sola.
Per studiare
meglio il comportamento delle nuvole, gli scienziati del California Institute
of Technology a Pasadena hanno semplificato i fenomeni su larga scala e si sono
concentrati sugli stratocumuli: hanno notato così che, quando nei modelli la
CO2 in atmosfera ha sforato il tetto delle 1200 ppm, le nubi basse si sono
dissipate e tante nubi più piccole. Per mantenere il proprio volume, queste
nuvole hanno bisogno di irradiare calore in atmosfera: se l'aria circostante si
surriscalda, non riescono a sostenersi.
I risultati,
ritenuti "plausibili" da altri climatologi non coinvolti nello
studio, potrebbero indicare che i modelli climatici utilizzati finora hanno
tralasciato di considerare questo importante aspetto. E la scomparsa delle nubi
potrebbe anche spiegare anche come mai le temperature superficiali terrestri si
impennarono di circa 6 °C durante il PETM, una circostanza che non era
possibile motivare solamente con l'aumento della CO2.
Focus.it/ambiente/ecologia/emissioni-di-co2-nuvole
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