L’ ambulanza, partita da Carrara è
diretta a Ivrea. A bordo c’è un uomo di ottantotto anni, costretto a lasciare i
suoi luoghi per essere ricoverato in un ospedale che non sia troppo distante
dalla zona in cui vivono i figli. Ai volontari che lo accompagnano, l’anziano
malato fa una richiesta inattesa. Vorrebbe fare una breve sosta. Prima di
lasciarsi alle spalle Marina di Carrara, gli piacerebbe vedere il mare per
qualche minuto, ancora una volta. Forse l’ultima, dice il figlio nel post con
cui ringrazia chi ha esaudito quel desiderio. Lui li chiama i quattro angeli. Tiziana,
Debby, Maurizio e Alessandro; loro dicono che non è niente, è solo un piccolo
gesto. Eccolo lì, il signor Gianfredi, con l’erogatore nasale per l’ossigeno,
distesa sulla sua barella rivolta verso il mare. È una giornata limpida di fine
estate. Nella fotografia si intravede, al limite della spiaggia sassosa,
qualcuno che azzarda un bagno di settembre. È un’immagine che lascia interdetti
per qualche istante, poi commossi. Non ha bisogno di didascalie, parla come
parla la vita, trasparente, universale, indica l’appuntamento inevitabile? No,
non è questo, non solo. C’entra ciò che sta nei pressi del traguardo – la manciata
di attimi che, senza poterli contare, ce ne separano; e comunque, la possibilità
di rubare, portare via con noi qualcosa. Ma cosa? Non è un trasloco, la lista è
necessariamente corta. Non funziona nemmeno come un generico “before I die” –
un progetto di arte diffusa chiamato proprio così ha tradotto la lista dei
desideri in pareti su cui scrivere, e condividere. Se c’entrano i desideri, e
forse sì, ecco, c’entra l’ultimo. Che cosa dunque? Una sigaretta, un tramonto,
un bicchiere di vino, un bacio. Un quadro di Rembrandt. Una canzone. Un posto
in cui tornare. Oppure una cosa ancora più semplice, una cosa da niente un
frullato al gusto di moka che fanno in un bar della città in cui sei nato. L’anno
scorso, Emily, cinquant’anni, ricoverata a Washington per un tumore al pancreas,
ha chiesto di poter avere ancora una volta, sulla lingua, il sapore di quel
frullato. È stata accontentata. E chissà quanta vita c’è dentro un frullato,
quanta, e come bevendolo – col traguardo come una finestra murata al capo del letto.
può sembrare di riaverne insieme tutti i sapori. La solita terribile storia è
che non ci appartiene niente, non possiamo tenere né trattenere niente. Ecco
ciò che devi amare e sapere, ha scritto il filosofo Jean-Luc Nancy. E se ci è
dato il tempo di un’ultima richiesta, è dura scegliere tra le infinite,
bellissime cose da niente di cui è fatta una giornata non memorabile. In
Australia una squadra di volontari si offre a persone malate con lo stesso
programmatico slancio dei volontari della Croce Rossa di Ivrea. Nessun sforzo,
nessun dono materiale. Sono – sempre che il tempo lo conceda. Assistenti,
accompagnatori, complici di una piccola e decisiva, preziosissima illusione.
Provano a bloccare gli orologi: attimo fermati, sei bello! E facendolo per il
signor Gianfredi, consentendogli di portarsi appresso, in un tratto di vita
faticosa, ancora un lampo di bellezza, ancora il bagliore del suo mare sulla
retina, lo fanno pure per noi. O quantomeno – mettendoci davanti alla loro
premura generosa – ci spingono, che so, a fare un po' più profondo un respiro:
davanti al solito tramonto, alla miracolosa stranezza di essere vivi. A sentire
con più concentrazione il sapore del frullato domattina, il bicchiere di vino
stasera; a fissare più a lungo possibile il lungomare di Marina di Carrara, e
qualunque lungomare lungomare - come se fosse sempre l’ultima volta, come se
fosse sempre la prima.
Paolo Di Paolo – La storia/1 – Il desiderio di un anziano –
La Repubblica – 23 settembre 2018
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