Che la nostra civiltà si stesse avviando verso un’epoca che
potremmo definire post-umana ne avevamo sentore prima ancora che facessero la
loro comparsa i robot. Ovunque, infatti, e nei posti di lavoro soprattutto, la
persona, con i suoi ideali, i suoi progetti, i suoi sogni, i suoi pensieri, le
sue emozioni, i suoi amori, non conta nulla. Ciò che conta è solo la sua prestazione
che deve essere efficiente e produttiva. Se poi questa prestazione può essere
sostituita da un robot che non presenta i problemi che hanno le persone, perché
no? Questa è la ragione per cui non mi meraviglio che a Torino si sia aperta
una casa di piacere abitata non da prostitute, ma da bambole di gomma. Si fa
sesso non più con una donna, ma con una cosa. La prestazione sessuale è del
tutto separata dalla persona. E di quella “cosa” si può fare ciò che si vuole,
senza obiezioni, senza resistenze, senza implicazioni sentimentali, senza
rischi di contrarre malattie, e senza il timore di fare figuracce per episodi d’impotenza
o di eiaculazione precoce, con la necessità di dare patetiche e imbarazzanti
spiegazioni alla partner. Naturalmente un atto sessuale completamente sganciato
da una partecipazione psicologica è un atto impoverito al limite dell’insignificanza,
il desiderio sessuale è innanzitutto psichico e approda alla fisicità come
compimento di un investimento psichico. Di questo si gode, non tanto dell’atto
in sé, soprattutto quando è de-psicologizzato. Ma qui intervengono due fattori
che possono spiegare il fenomeno. Il primo è che la nostra cultura ha anticipato
di molto l’esercizio della sessualità diventa un gesto senza risonanza
psichica, la strada dell’autonomia della sessualità da tutto ciò che mette in
gioco la persona è spalancata, e la casa delle bambole è lì apposta per
accogliere tutti quelli che hanno ridotto il sesso a un semplice esercizio
idraulico. Il secondo fattore è che non sono pochi gli uomini che hanno
letteralmente “paura” della sessualità femminile, perché l’organo sessuale
femminile è accompagnato dallo sguardo di una donna, da una sua parola, da un
suo profumo, da una sua emozione che impegnano, quando addirittura non
inquietano il partner. Io penso che la casa delle bambole sia stata ideata per
coloro la cui sessualità è completamente e definitivamente sganciata da
risonanze psichiche, e per coloro che hanno paura della sessualità femminile in
carne e ossa. E allora ben vengano le bambole, non impegnano la psiche del
cliente e non fanno paura.
Umberto Galimberti - Reportage – Donna di La Repubblica -22
settembre 2018 -
il rapporto sessuale é sempre stato un problema, l'amore puo salvarlo, ma amare é arte; molti prendono un pennello per dipingere ma pochi sono i capolavori
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