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mercoledì 26 settembre 2018

Lo Sapevate Che: Il Fascino delle scarpette rosse di Judy...


Dopo Quasi Ottant'anni di cammino e tredici anni dispersi nel nulla, le scarpette rosse più amare d’America sono finalmente tornare a casa, nel museo al quale appartengono. Sono le scarpette con lustrini e mezzi tacchi indossate da Judy Garland nel Mago d Oz, il film del 1939 che ancora oggi vedo le mie nipotine guardare con la bocca aperta. Ma ha dovuto muoversi addirittura l’Fbi per arrivare, ancora non sappiamo come, a colui, o coloro, che le avevano portate via dal Judy Garland Museum nel Minnesota, dove il proprietario, un collezionista privato, le aveva esposte. Chiunque abbia visto quel film – o rivisto, o trivisto, se ha bambini in casa – sa bene che le scarpette con i lustrini rossi di Dorothy, la protagonista, sono magiche. Battendo fra loro i tacchetti tre volte, ritrovano la strada di casa e tutto finisce bene. Ma se quella magia è solo fiaba, il sortilegio reale è che i memorabilia, i ricordi e gli oggetti usati nel mondo dello spettacolo o dello sport sono diventati una colossale realtà che produce milioni di dollari. I prop, così si chiamano, sono all’incrocio tra il feticismo e la speculazione. Le scarpette di Dorothy-Judy Garland, molto ma assai meno dei quattro milioni e mezzo pagati per l’uniforme appartenuta nel 1920 al più venerato giocatore di baseball, Babe Ruth. I magazzini nei quali gli studi trasportano il materiale di produzione diventano forzieri e, come tutti i forzieri che si rispettino, vengono scassinati. In febbraio, due rapinatori hanno svuotato in California il deposito della Marvel, la casa editrice di fumetti oggi divenuti film di supereroi. Hanno portato via gli scudi usati da Robert Downey Jr. in Iron Man e quelli realizzati per Captain America, un bottino valutato mezzo milione di dollari. La casa di uno degli ex direttori della Lucasfilm, produttrice di Guerre Stellari in cui il proprietario teneva una piccola collezione di oggetti, come la pistola di plastica e cartone impugnata da Harrison Ford-Han Solo, è stata svaligiata. I ladri hanno ignorato quadri, gioielli, orologi in favore di quel gadget per cui i mercanti di souvenir hollywoodiani avevano offerto 300mila dollari. Altrettanti ne vale la tuta speciale indossata da Sigourney Weaver in guerra contro Alien, assai più dei miseri 49mila della calzamaglia di Superman che fasciava Christopher Reeve nel 1983. E tutta la paccottiglia utilizzata per i telefilm e poi il film di Star Trek batte record dopo record alle aste. Possedere il frammento di un film famoso, toccare con le proprie mani la casacca indossata dal campione è naturalmente molto più di un semplice, seppure costosissimo, souvenir. È il sentirsi non più spettatori, bensì attori nella commedia dei sogni di gloria o di avventura, per rivivere l’eterna giovinezza dell’immaginazione. Non importa se il modello della prima Enterprise, l’astronave usata nella serie tv Star Trek, sia un ingombrante cassone di legno e plastica lungo tre metri, con gli oblò illuminati all’interno da pisellini luminosi, come quelli usati per gli alberi di Natale. Neppure mi scandalizzo troppo ricordando come, per anni, avessi conservato gelosamente non soltanto il biglietto di ingresso a San Siro, ma anche quello del tram preso per raggiungere il luogo di una memorabile vittoria della mia squadra in un derby decisivo. Oggetti che sicuramente oggi varrebbero milioni. Nei troppi traslochi della mia vita, purtroppo li ho persi. Ecco perché ora, alla mia età, ancora devo scrivere per campare.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica – 22 settembre 2018 -

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