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martedì 30 aprile 2013

Pensieri: Saluto

Io le chiamo le persone “delicate”.
Sono quelle persone che si avvicinano agli altri senza invadere il loro spazio. Che hanno voglia di ascoltare ma non impongono alcuna domanda.
Le persone delicate chiedono sempre il permesso per entrare, perché prima di spalancare la porta, si preoccupano che chi c’è dietro sia al riparo dalla corrente. Le persone delicate sanno quanto possano ferire le parole, perciò non le utilizzano mai a caso e non giudicano, perché tengono molto più a comprendere le motivazioni dei gesti altrui, piuttosto che a condannarli.
Le persone delicate possono apparire fragili, invece sono fortissime,
perché continuare ad essere delicati in un mondo che aggredisce è una delle scelte più coraggiose che si possano fare.
di Lucia Gullo

Giusy
Vivi la vita alla giornata!

Io le chiamo le persone “delicate”.
Sono quelle persone che si avvicinano agli altri senza invadere il loro spazio. Che hanno voglia di ascoltare ma non impongono alcuna domanda.
Le persone delicate chiedono sempre il permesso per entrare, perché prima di spalancare la porta, si preoccupano che chi c’è dietro sia al riparo dalla corrente. Le persone delicate sanno quanto possano ferire le parole, perciò non le utilizzano mai a caso e non giudicano, perché tengono molto più a comprendere le motivazioni dei gesti altrui, piuttosto che a condannarli.
Le persone delicate possono apparire fragili, invece sono fortissime,
perché continuare ad essere delicati in un mondo che aggredisce è una delle scelte più coraggiose che si possano fare.
... di Lucia Gullo

Giusy

Pensieri: Saluto

Marco Travaglio: 16 anni di leggi “cucite” addosso a Silvio Berlusconi

Dal decreto salva-Milan alle rogatorie: 16 anni di leggi “cucite” addosso a Silvio Berlusconi. Con il cosiddetto “legittimo impedimento” sale a 37 il numero dei provvedimenti ad personam varati dal 1994, cioè dall’entrata in politica di Silvio Berlusconi, contando soltanto quelli di cui si sono giovati personalmente il premier o una delle sue aziende.

1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi.

2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale: la terza, presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.

4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.

5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossato, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata,

passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle atte-nuanti generiche).

6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità, o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.

7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.

8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione. Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.

 

9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno.

10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Cirami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.

11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”.

12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli incensurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).

13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.

15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.

16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan.

17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorché priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale.

18. Berlusconi salva-Rete4 che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.

19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.

20. Decoder di Stato (2004). Per gonfiare l’area del digitale, la finanziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i prin-cipali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).

21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tessere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.

 

22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di ammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.

23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo”, a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.

24. Tassa di successione (2001. Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tas-sa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire.

25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.

26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse.

27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale antiterrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone protette: come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private del cavaliere presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perché in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa.

28. Ad Mediolanum (2005). Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa e complementare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.

29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti.

30. Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A Mondadori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.

31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella (contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altrimenti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva.

32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale.

33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.

34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.

35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa.

37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che porteranno il totale a quota 40: “processo breve”, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale.

Marco Travaglio.
Foto di Tutti con Marco Travaglio
Marco Travaglio: 16 anni di leggi “cucite” addosso a Silvio Berlusconi

Dal decreto salva-Milan alle rogatorie: 16 anni di leggi “cucite” addosso a Silvio Berlu...sconi. Con il cosiddetto “legittimo impedimento” sale a 37 il numero dei provvedimenti ad personam varati dal 1994, cioè dall’entrata in politica di Silvio Berlusconi, contando soltanto quelli di cui si sono giovati personalmente il premier o una delle sue aziende.

1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi.

2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale: la terza, presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.

4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.

5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossato, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata,

passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle atte-nuanti generiche).

6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità, o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.

7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.

8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione. Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.



9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno.

10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Cirami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.

11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”.

12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli incensurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).

13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.

15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.

16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan.

17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorché priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale.

18. Berlusconi salva-Rete4 che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.

19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.

20. Decoder di Stato (2004). Per gonfiare l’area del digitale, la finanziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i prin-cipali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).

21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tessere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.



22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di ammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.

23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo”, a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.

24. Tassa di successione (2001. Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tas-sa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire.

25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.

26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse.

27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale antiterrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone protette: come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private del cavaliere presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perché in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa.

28. Ad Mediolanum (2005). Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa e complementare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.

29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti.

30. Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A Mondadori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.

31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella (contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altrimenti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva.

32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale.

33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.

34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.

35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa.

37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che porteranno il totale a quota 40: “processo breve”, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale.

Marco Travaglio

Lo Sapevate Che: Pollicino...

(…)
Pollicino: l’eroe a misura del più grande dito di una mano deve cavarsela senza aiutanti o doni magici, con nessun’altra risorsa se non la sua mente vigile. E’ lui la figura più adatta a simboleggiare la disparità di forze di chi conduce la lotta al traffico mondiale di cocaina. Sono anni ormai che anch’io mi sento simile, che seguo con costanza il suo esempio. Provo a racimolare ogni mollica sparsa nel fitto della boscaglia, a raccattare ogni briciola di conoscenza che possa aiutarmi ad attraversarla. Eppure più cerco di fissare da vicino il narcotraffico, rasentando lo sfinimento dell’ossessione, più avverto qualcosa che mi sfugge, o meglio qualcosa che continua a sopravanzare la mia immaginazione. Sapere, conoscere non basta. Occorre afferrare una dimensione più profonda, imprimervi ogni giorno, metabolizzare la massa di nozioni sino a quando non divengono percezione naturale, seconda vista. Altrimenti come è possibile comprendere che si spediscono otto tonnellate di cocaina in un solo container di banane e al tempo stesso si fanno confezionare valigie di fibra di vetro, resina e cocaina, da cui, al termine dei procedimenti di recupero, si ricavano solo quindici chili? La prima risposta è che chi ha perduto quel carico stratosferico, la stessa operazione altre volte l’avrà condotta a buon fine. Non è detto che non siano gli stessi che hanno fatto sviluppare i nuovi modelli in stile Samsonite per le riforniture veloci via
aereo e come investimento di ricerca per il futuro. Per dietro tutto questo c’è una logica, una sola: vendere vendere vendere. Vendere in qualsiasi modo, con qualsiasi sistema, meglio tanto che poco. Però anche se è meno, molto meno, lo stesso non ci si può rinunciare. Qualsiasi business è sempre un business che non va perso. Nessuna impresa è così dinamica, così costantemente innovativa, così devota al puro spirito del libero mercato, quanto l’impresa mondiale della cocaina.
(…)
Roberto Saviano - ZeroZeroZero

Lo Sapevate Che: Se Arricchirsi E' Un Dovere...


Se arricchirsi E’ Un Dovere e Ritrovarsi Poveri
Diventa Una Vergogna

Gentile Serra, viviamo in uno Stato ingrato. Per trentotto anni ho lavorato contribuendo allo sviluppo del mio Paese, non ho mai mancato ad alcun dovere come cittadino concorrendo sicuramente alla sua crescita.
Dalla fine del 2011 sono stato  esodato. Tra breve terminerò i denari dell’incentivo che avevo ricevuto per versare gli ultimi anni di contributi che mi separavano dalla pensione che però per le note vicende non potrò ancora percepire. Sarò così privo di un reddito e inoltre non avrò diritto ad alcun sostegno sociale. Per anni ho pagato per sostenere gli altri, oggi che ne avrei bisogno io, niente.
La prego, se pubblicherà questa mia lettera, di omettere le mie generalità, perché di questa condizione mi vergogno.

Caro amico, della sua breve lettera colpisce (e ferisce) soprattutto il finale: “di questa condizione mi vergogno”.
Gli italiani come lei non hanno nulla di cui vergognarsi. Non portano colpa, se non quella di avere risposto fiducia e speranza in uno Stato che li ha traditi. Hanno sempre lavorato e, sempre pagato le tasse. Ora si vedono privati, spesso per un periodo di qualche anno (qualche anno!) non solo di un reddito, ma anche della propria dignità di cittadini.
Impoveriti ed esclusi dal novero di chi, avendo dato, qualcosa si sente in diritto di ricevere: e non sarebbe certo elemosina. La vicenda degli esodati peserà sul bilancio del governo Monti come un macigno. Ma alcuni dei suoi contraccolpi psicologici, culturali, umani pesano sull’intera società.
”Vergognarsi” della povertà, e specialmente di una povertà inferta, è una delle conseguenze nefaste ( e assurde) della psicologia sociale di questi ultimi decenni. Se arricchirsi è un dovere (e consumare, e spendere), ecco che la povertà diventa una colpa. Un marchio da nascondere. Io credo – per il pochissimo peso che può avere, nella sua vita, questa mia risposta – che lei debba scacciare la vergogna, non le compete, non la riguarda.
Le competono dignità e rispetto. Non so se e come riuscirà a pretenderli dallo Stato e dalle leggi. <deve cominciare a pretenderli, nel frattempo, da se stesso. Viva a testa alta. E ci facci sapere – se crede, se ne ha voglia – che sviluppi avrà la sua dura vicenda.
lapostadiserra@repubblica.it –da Venerdì di Repubblica 19.4.13

Delizia del Palato!...


Babà con Panna Montata

Per 4 persone

220 gr di farina, 5 cl di latte, 20 gr di lievito di birra, 2 uova, 100 gr di zucchero semolato, 120 gr di burro, 1 dl di rum, 2 cucchiai di gelatina di albicocche, sale. Panna montata per accompagnare.

Sciogliere il lievito nel latte tiepido, versare la farina nel mixer, aggiungere il lievito sciolto nel latte e mescolare per pochi minuti. Mescolare le uova aggiungendone 1 alla volta e dopo che è stata amalgamata la prima, 20 gr di zucchero e un pizzichino di sale. Aggiungere ora 80 gr di burro fuso e impastare amalgamando bene, finché l’impasto si stacchi dalle pareti. Fare riposare 30 minuti a temperatura ambiente, poi lavorarlo per pochi minuti. Imburrare 8 stampini e dividervi l’impasto. Farli lievitare al caldo sin che siano raddoppiati di volume e infornarli a 200° per 15 minuti. Nel mentre, mettere in una casseruola lo zucchero rimasto e 2 dl di acqua. Portare a bollore e fare bollire per 1 minuto, togliere dal fuoco e aggiungervi il rum. Sfornare i babà e immergerli caldi nello sciroppo tiepido, facendoli poi sgocciolare su una gratella fin che si raffreddino. Sistemarli su di un piatto da portata e spennellarli con la gelatina di albicocche. Servirli con panna montata.

Un Pò di Buone Proteine...


Carpaccio Di Manzo Scottato Con salsa Mimosa


Per 4 persone

500 gr di fettine sottili di manzo (per carpaccio o tagliata), mix di erbe aromatiche, olio, sale e pepe.

Versare 10 cucchiai d’olio in un piatto e unire un pizzico di sale e pepe e una abbondante presa di erbe aromatiche. Immergere le fette di carne nel piatto e rigirarle nell’olio in modo da ungerle bene su tutti i lati. Scaldare una griglia o una larga padella e cuocere le fettine per 1 minuto. Girarle e cuocerle un minuto anche dall’altro lato. Servirle subito, accompagnandole  con salsa mimosa, con verdura cotta o cruda. (segue salsa mimosa)


Salsa Mimosa Delicata

5 cucchiai di maionese, 3 uova, un piccolo porro, 1 cucchiaio di senape, la scorza grattugiata di ¼ di limone, un pizzico di sale.

Lessate le uova per 10 minuti e lasciatele raffreddare. In una ciotola mescolate la senape con la maionese, aggiungete qualche fettina di porro, precedentemente sbollentato per qualche minuto.
Sbucciate le uova e usando sia il rosso che il bianco, riducetele in poltiglia con una forchetta. Unite la scorza di limone e tutti gli ingredienti. Mescolate bene e se occorre aggiustate di sale.


Cima alla Genovese

Per 6 - 8 persone

700 gr di punta di vitello tagliata a tasca, 300 gr di polpa di vitello tritata, 100 gr di cervella di vitello (facoltativa) , 100 gr di schienali di vitello, 1 cipolla, 1 carota, 1 spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, 1 lt e mezzo di brodo di carne, 100 gr di piselli al naturale in scatola, 50 gr di parmigiano grattugiato, un cucchiaio di pinoli, un cucchiaio di pistacchi, la mollica di un panino, noce moscata, 4 uova, olio, sale e pepe.

Pulite il prezzemolo e tritatelo, pulite ed affettate la cipolla. In una padella con 3 cucchiai d’olio, fatevi rosolare la cipolla, unite la polpa tritata e il prezzemolo. Nel mentre scottate la cervella in acqua bollente, eliminate le pellicine e tagliatela a pezzetti, assieme agli schienali. Unite il tutto alla polpa di vitello, bagnate con un mestolo di brodo e fate cuocere per 10 minuti. Versate tutto in una terrina e mescolatevi la mollica di pane bagnata con poco brodo. Tagliate grossolanamente i pinoli e i pistacchi, sgocciolate i piselli, raschiate e tagliate a dadini la carota. Aggiungete tutto al composto, unendo anche il parmigiano, le uova sbattute, l’aglio tritato, regolare di sale, pepe e una grattugiata di noce moscata. Lavorare delicatamente l’impasto, fino a renderlo omogeneo. Con questo farcite la punta di vitello, solo per i 2/3, perché il ripieno cuocendo, aumenterà di volume. Cucite la tasca con refe da cucina. Immergetela nel brodo caldo salato e fatela cuocere a fuoco basso per circa 2 ore: il brodo dovrà soltanto sobbollire. Lasciate raffreddare il tutto, trasferite la cima su un piatto da portata, servendola affettata. Accompagnate con verdure stagionali saltate in padella.

lunedì 29 aprile 2013

Pensieri: Saluto

Se vuoi essere triste nessuno al mondo può renderti felice. Ma se decidi di essere felice nessuno e niente può toglierti la felicità! 
(Paramahansa Yogananda)
Sulle Strade Del Cuore

Se vuoi essere triste nessuno al mondo può renderti felice. Ma se decidi di essere felice nessuno e niente può toglierti la felicità!
(Paramahansa Yogananda)

Buona Serata a tutti!

Pensieri: Saluto

@[174999149237440:274:Ieri&Oggi]

L'amicizia è il sole che splende intorno alle nuvole,
è la mano che si appoggia ad un'altra mano,
è un cuore che aiuta un'altra anima debole,
è la cosa più bella che sia al mondo!
Sulle Strade del Cuore - foto di Ieri&oggi
L'amicizia è il sole che splende intorno alle nuvole,
è la mano che si appoggia ad un'altra mano,
è un cuore che aiuta un'altra anima debole,
è la cosa più bella che sia al mondo!
Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Riportare Al Cuore...


Come è difficile per le famiglie proporre ai giovanissimi il ricordo come
una parte fondamentale della propria identità e non semplicemente  come
un’occhiata superficiale e distratta alla soffitta o alla cantina della casa!

I ragazzi hanno sempre più fretta di vivere il presente e passano le giornate ad allenarsi a stare a galla nella modernità liquida o in bilico fra un privato augusto e la paura di dover stare nel mondo, in quel mondo che li condanna alla solitudine e alla marginalità.
I genitori spesso sono proiettati nell’ansia del domani (che è cosa diversa dal senso del futuro), con la preoccupazione di non riuscire ad assicurare ai propri figli uno standard di vita adeguato alle loro esigenze e magari migliore di quel che hanno potuto godere finora. I nonni sono ormai confinati in una memoria silenziosa, resa insignificante dalla fuga in avanti del tempo, dalle illusioni dell’innovazione, dalla mobilità che cancella i sentimenti dell’appartenenza e promuove il nomadismo come stile di vita vincente.
Nel mercato delle azioni educative, ricordare non è più moneta corrente; è un azione destinata all’incuria collettiva o confinata a momenti particolari di nostalgia. E invece è un verbo che varrebbe la pena recuperare, perché rende visibile quel che la famiglia davvero è e la sua forza autentica, insita nella capacità e nella volontà di raccontarsi per esprimere la propria verità più profonda, quella che sfida la contingenza dell’attimo fuggente e costruisce la speranza dell’eternità
Il problema non è che cosa ricordare, ma perché e come fare memoria della storia condivisa che tiene insieme le generazioni all’interno del nucleo familiare. Si ha bisogno di ricordare perché si è convinti dell’assoluta necessità di custodire con cura i gesti quotidiani dell’amore parentale; perché le gioie e i dolori, i pensieri e i sentimenti, le sconfitte e le vittorie di ciascun membro della famiglia riguardano tutti per la loro potenziale capacità di insegnare a vivere; perché i legami fra le persone contano più delle singole esperienze realizzate giorno per giorno. La memoria è il segno che la mente e il cuore funzionano all’unisono nel mettere ordine nel passato e nel salvaguardare tutto ciò che può dare slancio alle scelte future; è il luogo della riconciliazione e della purificazione di intenzioni e di gesti segnati, anche involontariamente, dall’egoismo e dalle fragilità individuali.
Nella vita della famiglia è altrettanto importante comprendere e verificare come si formano e si trasmettono i ricordi. Essi non sono un semplice accumulo di fatti, ma eventi che formano, rinnovano e irrobustiscono le relazioni interpersonali; territorio comune in cui incontrarsi e volersi bene in un dialogo che può ormai fare a meno delle parole; consapevolezza dell’impegno condiviso di fare manutenzione del passato per rendere sensato il presente.
Ricordare insieme piccoli e grandi cose significa accogliersi l’un l’altro con rispetto e tenerezza reciproca, sperimentando la gioia della gratitudine verso chi ha partecipato cordialmente alla storia della propria famiglia e ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore.
Mariangela Pacucci – Bollettino Salesiano – Apre 2013

Lo Sapevate Che: Ospedali Pericolosi...


Ospedali Pericolosi: Cadere In Corsia
Prima Causa Di Rischio

Non solo diagnosi sbagliate ed errori chirurgici.
In un rapporto l’Hit parade dei casi più gravi

Firenze. Incappare in un dottore che non azzecca la diagnosi? In un chirurgo che sbaglia l’intervento? No, non sono questi i pericoli maggiori a cui va incontro chi entra in ospedale. Il vero richio è molto più banale. La prima causa di morte o di danno grave per chi è ricoverato, infatti, è la caduta in corsia. E’ questo il più comune “evento sentinella”, ovvero quegli episodi che il sistema sanitario utilizza per capire su cosa lavorare per migliorare l’assistenza ai cittadini.
A giudicare dai risultati di un rapporto del ministero alla Salute basato sui dati inviati dalle Regioni, è prima di tutto necessario curare di più l’assistenza in corsia. Le persone malate, soprattutto anziane, vanno seguite con maggiore attenzione, vanno aiutate ad alzarsi dal letto di degenza, accompagnate, accudite. Altrimenti cadono e si fanno male. O peggio.
Sono 1.723 gli “eventi sentinella” presi in considerazione tra il 1723 e il 2011. Non molti, perché la cultura della segnalazione degli errori non è ancora entrata in molte Regioni, ma comunque abbastanza per capire cosa non funziona negli ospedali italiani. Si parla di fatti gravi, che hanno provocato la morte del 36 per cento dei pazienti. Nel 22 per cento dei pazienti. Nel 22 per cento dei casi, sono stati segnalati “decesso o grave danno per caduta del paziente”. Seguono suicidi o tentati suicidi (15 per cento), e “altri eventi” (14 per cento) una categoria che comprende infezioni ospedaliere, pratiche cliniche non adeguate, ritardi ed errori di diagnosi, problemi gravi legati all’anestesia.
Alti i dati della chirurgia. L’8,5 per cento delle segnalazioni è avvenuta per un errore grave, che si pensa essere rarissimo ed evidentemente non lo è. Ovvero classica pinza (o altro materiale sanitario) rimasta nella pancia, che rende necessario un altro intervento.
Un altro stereotipo della malasanità, ovvero l’operazione in una parte sbagliata del corpo è stato segnalato nell’1,5 per cento dei casi.
Riguardo all’area dell’ospedale “a rischio” in testa c’è il reparto (38 per cento) e, subito dopo la sala operatoria (19,6 per cento).
Michele Bocci – Venerdì di Repubblica – 19-04-13

Delizia del Palato!...


Piccoli Muffis Piccanti al Cioccolato

Per 6 persone

220 gr di farina, 50 gr di cacao amaro, 160 gr di zucchero semolato, ½ bustina di lievito in polvere, 250 ml di latte, 250 gr di burro, 130 gr di gocce di cioccolato, 1 peperoncino piccante, 1 pizzico di sale. Per la decorazione 100 gr di zucchero semolato 12 peperoncini.

Scaldare il forno a 180°, imburrare e infarinare degli stampini per muffins o pirottini di carta.

Tritare finissimamente il peperoncino e metterlo in un pentolino  assieme al burro a fare fondere a fiamma bassissima. In una terrina mettere la farina, il cacao, lo zucchero, il lievito e il pizzico di sale. Aggiungere il latte e il burro fuso tiepido. Mescolare con un cucchiaio finchè gli ingredienti si saranno amalgamati. Incorporare delicatamente le gocce di cioccolato e riempire gli stampini preparati in precedenza fino a metà della loro altezza. Mettere in forno per 25 minuti. Per la decorazione, fare caramellare lo zucchero in un pentolino. Appena imbiondisce, immergervi uno a uno i peperoncini. Posarli poi su una carta da forno a solidificare. Mettere i peperoncini appoggiati sui muffins e servire.

Speciale: Verdure!...


Parmigiana di Zucchine

Per 6 persone

2 kg di zucchine, 300 gr di mozzarella, 1 cipolla, 300 gr di passata di pomodoro, 250 gr di salsiccia, pecorino grattugiato, foglie di menta.

Lavate le zucchine, spuntatele e tagliatele a fette per il lungo. Affettate la mozzarella. In una padella con 3 cucchiai d’olio caldo, fate soffriggere la cipolla finemente affettata, unite la passata di pomodoro e cuocete a fuoco basso per 20 minuti. Sbriciolate la salsiccia e fatela rosolare in 2 cucchiai d’olio, unitela ai pomodori, salate e pepate. Ungete con olio una pirofila da forno e sistematevi uno strato di zucchine, salate e copritele col sugo al pomodoro e salsiccia, fettine di mozzarella, 2 cucchiai di pecorino grattugiato, qualche foglia di menta. Ripetete gli strati fino ad esaurimento degli ingredienti. Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti.
Consiglio: le zucchine, anziché metterle crude nella pirofila, si possono grigliare a metà cottura.


Fiori di Zucchine al Pesto

Per 4 persone

8 piccole zucchine con il fiore, 450 gr di patate, 100 gr di fagiolini, 1 uovo, 60 gr di formaggio pecorino fresco, un cucchiaio di peso, olio, sale.

Fate cuocere le patate sbucciate a vapore per 30 minuti. Pelatele e passatele allo schiacciapatate. Cuocete i fagiolini a vapore per 25 minuti. Lasciateli raffreddare e tagliateli a tocchetti. Unite in una terrina la purea di patate, l’uovo il formaggio tagliato a dadini, il pesto e i fagiolini e salate poco. Tagliate le zucchinette a metà per sbieco e poi a fettine lasciando l’estremità verso il fiore. Eliminate il pistillo del fiore. Farcite i fiori di zucchine, chiudete le punte e metteteli in una teglia con carta da forno. Irrorate con olio e fate cuocere in forno preriscaldato a 220° per 8 minuti.


Torta di Insalata Scarola

Per 6 – 8 persone

Per la pasta : 250 gr di farina, 30 gr di olio, 125 gr circa di acqua, 20 gr di lievito di birra, 5 gr di sale.

Per il ripieno : 3 cespi di scarola, 3 filetti di acciughe sott’olio, un cucchiaio di uvetta sultanina, un cucchiaio di pinoli, un cucchiaio di capperi, 80 gr di olive nere, olio, sale e pepe.

Sulla spianatoia disporre la farina a fontana, mettere al centro il lievito di birra, sciolto in poca acqua tiepida, aggiungere l’olio, l’acqua rimasta, il sale e lavorare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo. Farlo lievitare per un’ora in luogo tiepido. Preparare il ripieno: fare ammollare l’uvetta in poca acqua tiepida. In un padellino, senza condimento, far tostare i pinoli. Mondare la scarola, lavarla, e scottarla per 3 minuti in acqua bollente salata. Scolarla, strizzarla e tritarla grossolanamente. Tritare le olive, i capperi e spezzettare le acciughe. In una padella con l’olio, farvi fondere le acciughe, unire la scarola, i capperi, le olive e l’uvetta scolata e strizzata, i pinoli. Insaporire con sale, lasciare cuocere, rimestando, ancora per 4 minuti. Togliere dal fuoco e fare raffreddare. Stendere la pasta in una sfoglia alta 3 mm e foderare completamente, facendo strabordare la pasta, una teglia rotonda di 24 cm di diametro, forare il fondo con i rebbi di una forchetta e spennellarla di olio. Spennellare di olio anche la pasta, versarvi il composto preparato. Stendere l’impasto uniformemente e ricoprirlo con un’altra sfoglia di pasta, anch’essa unta di olio. Richiudere la pasta, pizzicando il bordo tutto attorno. Bucherellare la superficie con i rebbi di una forchetta e ungerla di olio. Far lievitare di nuovo la pasta in luogo tiepido per 25 minuti. Infornare la teglia a 190° per circa 30 minuti. Servirla tiepida.

domenica 28 aprile 2013

Pensieri: saluto

Foto
Coae che nessuno ti dirà - di no censura.com

Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto

Il Diario dell'emozione

Foto
Foto di frasi indelebili

Buona Domenica a Tutti!

Lo Sapevate Che: La Nostra Storia e la Costituzione...

“E’ Pericoloso Fare A Pezzi La Nostra Storia
Fuori Dalla Costituzione l’Italia E’ Perduta”

Rodotà:questa data è un simbolo da cui far partire la ricostruzione

Roma – Negli ultimi due anni Stefano Rodotà ha incontrato quindicimila studenti. Lo Ha fatto per sponsorizzare la Costituzione figlia della Resistenza, per regalarne i segreti alle future generazioni: “Non è vero che i giovani sono indifferenti. Spesso non sanno nulla. Se gliela spieghi la Carta, ci trovano dentro i valori in cui credono”. E nel giorno in cui Grillo dichiara “morto” il 25 Aprile, il professore avverte: “ Di questa storia non va smontato nessun pezzo”. Il tono è severo, appassionato, anche se l’ez candidato alla presidenza della Repubblica non vuole scendere in polemica diretta con chi ha sostenuto il suo nome. Ma non si scherza con la storia se si vuole rinascere come Paese: “Dobbiamo essere consapevoli della radice profonda che hanno i diritti di libertà nel nostro Paese”.
Professore, ancora una volta il 25 Aprile è stato consumato in maniera controversa, più divisiva che unificante.
“Quello di quest’anno è stato un 25 Aprile diverso dagli anni passati. Perché diversa è la situazione in cui viviamo, immersi in un disfacimento civile e politico”.
Forse per questo non c’è stato il dovuto e corale omaggio.
“Ma è questa data e ciò che rappresenta che ci può aiutare in un momento di crisi. Mai come ora abbiamo bisogno di una politica costituzionale che abbia come presupposto la consapevolezza piena dei valori della Costituzione e delle loro radici.
E invece c’è chi pensa al 25 aprile come ad un rito polveroso.
“E’ esattamente il contrario. Non si tratta di mantenere viva una memoria storica ma di rendere omaggio alle basi su cui si può fondare la ricostruzione, non solo economica, del Paese. L’identità costituzionale ci può consentire di riedificare un sistema civile e politico in un momento di crisi profonda”.
Molti italiani hanno perso dimestichezza con la storia.
“E allora bisogna ricordarlo. Il 25 aprile è il punto conclusivo di una vicenda che vede coinvolti in prima persona i cittadini a difesa della libertà. C’è un nesso profondo tra lotta armata, coscienza culturale e coscienza e coscienza istituzionale e il cemento di tutto è l’antifascismo”.
Eppure si sente la stanchezza del ricordo, in molti denunciano la retorica resistenziale”.
“E’ giusto che la storiografia si interroghi, approfondisca. Altra cosa è convalidare forme di revisionismo che hanno come unico obiettivo, marginalizzando la Resistenza, di attaccare la Costituzione”.
Mi chiedo se questo Paese è ancora in grado di pensieri profondi, così alle prese con il quotidiano, con la sopravvivenza.
“Ma di questo stiamo parlando, delle radici, dell’identità, senza le quali non si va da nessuna parte. Se si decide di mettere mano alla Costituzione dobbiamo essere consapevoli che la Carta ha al suo interno valori forti che non possono essere messi in discussione senza abbandonare il quadro di riferimento cui si ispirarono i nostri Padri Costituenti. Ed è un quadro di riferimento vitale e dinamico”.
Si riferisce ai diritti.
“Sì, penso alla difesa del lavoro, dell’istruzione, al diritto costituzionale ad un’esistenza libera e dignitosa. Tutti diritti violai dal fascismo e dal nazismo”.
E per lei c’è una data che rappresenta tutto questo: il 25 aprile.
“Assolutamente sì, la mia è una risposta netta. Non si può cancellare con un colpo di penna il 25 aprile perché significa avviare un rischioso esercizio di abbandono progressivo del dato costituzionale”.
Lei pensa che siamo ancora in tempo per correggere la rotta?”
“Io sono andato nelle scuole, ho incontrato 15 mila ragazzi. Ho assistito al risveglio di quello che Habermas definisce “il patriottismo costituzionale”. Non è vero che i giovani sono indifferenti. Dalla seconda metà del 2010 la Costituzione è finita sulle magliette, è stata portata nelle piazze…”.
Le più recenti performance della classe dirigente di questo Paese certo non aiutano.
“Infatti. Questo ceto politico ha fatto poco o nulla per riprendere le fila anche se è proprio adesso che abbiamo le responsabilità maggiori. O ricostruiamo l’identità costituzionale o subiremo il declino non solo economico ma anche civile e culturale”.
Concludendo…
“Concludendo non si può smontare nessun pezzo di questa storia che è la nostra storia più bella”.
Alessandra Longo – La Repubblica – 26-04-13

Lo Sapevate Che: I Valori della Resistenza....

“Beppe Sbaglia, I Valori Della Resistenza Sono Vivi”

Pizzinato (Anpi): i partigiani non si metterebbero da parte come fanno i grillini, ma lavorerebbero per un’Italia migliore

“ Queste posizioni sono il frutto del revisionismo dell’ultimo ventennio e di una pessima legge elettorale”

Milano – Antonio Pizzinato presidente onorario dell’Anpi Lombardia, Grillo dice che il 25 aprile è morto. E’ vero?
“Credo che la manifestazione di ieri anche a Milano stia ad indicare che il 25 Aprile sia più vivo che mai nel far vivere i valori della Resistenza. Ieri mattina ero a Dongo sul lago di Como. Un luogo simbolo della nostra storia. Ho sottolineato alle nuove generazioni che devono far vivere questi valori e ho ricevuto consensi da tutti. Non è questo il problema. Oggi”.
Qual è?
“Il punto è che nell’ultimo ventennio on parte non si sono fatti viere i valori nati dalla Liberazione che sono implementati nella nostra Costituzione. Non possiamo dimenticare che il valore della Resistenza è stata alla base del decreto luogotenenziale che nel giugno del 1944 stabiliva che spettava solo al popolo sovrano decidere i passi successivi”.
Cioè?
“Uno dei punti che negli ultimi anni è stato messo in discussione è proprio quello che oggi non sono più gli italiani a scegliere, ma il Parlamento. Ecco perché serve una riforma elettorale subito. In secondo luogo la Costituzione dice chiaramente che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di tipo economico e sociale che impediscono l’eguaglianza e la pari dignità. Se non si rimuovono questi ostacoli non c’è futuro”.
Ha ragione Grillo dunque quando dice che oggi i partigiani si metterebbero a piangere?
“No, se tornassero i partigiani ci aiuterebbero a operare per rimuovere questi ostacoli, questo è quello che bisogna fare. I partigiani non si mettevano mai da parte come i grillini”.
Per esempio?
“ Nel mondo del lavoro bisogna assicurare a tutti la parità dei diritti. Credo che il modo in cui è stata celebrato quest’anno la festa della Liberazione, con la presenza di tutte le istituzioni, senza contestazioni, con tutti i sindacati sia il segnale migliore per rispondere a Beppe Grillo”.
I rappresentanti del Movimento Cinque Stelle, però, ieri a Milano sono scesi dal palco dopo le parole del presidente Boldini.
“Credo che Grillo debba riflettere su questo continuo rimettere in discussione tutto e non fare in modo che coloro che sono stati eletti in Parlamento con il suo movimento svolgano un’opera costruttiva per compiere questo passaggio. Bisogna riavviare una nuova stagione che faccia rivivere i valori della Resistenza:
Andrea Montanari – La Repubblica – 26-04-13