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venerdì 25 novembre 2016

Lo Sapevate Che: Prima di giudicare la realtà dovremmo conoscerla...



Per chi ha trascorso l’intera vita in una redazione è difficile ammetterlo, ma il giornalismo ha ormai perso ogni contatto con la realtà. Più dei sondaggi e forse ancor più dell’establishment politico, i grandi sconfitti di questi ultimi mesi sono i media e soprattutto la carta stampata. Non c’era mai stata nella storia della stampa inglese tanta unanimità d’opinioni come alla vigilia del referendum sulla Brexit. E gli altri hanno vinto. In due secoli di elezioni americane non era mai accaduto che un candidato alla Casa Bianca, Donald Trump, non ottenesse neppure un endorsement da uno qualsiasi dei grandi quotidiani Usa, e sappiamo com’è finita. In entrambi i casi la stampa ha scambiato le proprie o, avventurandosi in profezie di vittorie ridicolmente smentite poi dai risultati. “Non abbiamo saputo vedere la realtà intorno a noi” ha ammesso con onestà il New York Times, che significa “non siamo più capaci di fare il nostro lavoro”, scritto dal più prestigioso quotidiano del mondo. La realtà che i media troppo prossimi al potere non riescono più a vedere non è poi così misteriosa. Negli ultimi vent’anni la globalizzazione ha prodotto colossali ingiustizie, reso la vita dei cittadini più povera e insicura, togliendo progressivamente tutele sociali e garanzie di futuro e decimando il ceto medio che era l’asse portante dei nostri sistemi democratici. Abbiamo assistito alla più rapida e imponente concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi dell’intera parabola del capitalismo, come documentato da mille statistiche. Con simili presupposti, la crescente rabbia dell’elettorato nei confronti delle classi dirigenti che hanno governato questi processi non dovrebbe apparire tanto sorprendente per quanti di mestiere indagano i fatti. Ma piuttosto che guardare la realtà, i media preferiscono giudicarla senza conoscerla. Qualsiasi nuovo movimento anti establishment è dunque etichettato come populismo, come se Sanders e Trump, Corbyn e Le Pen, i 5 Stelle o Alba Dorata fossero la stessa cosa. E per sostenere la guerra contro i barbari (neri, rossi o gialli) alle porte, i giornali hanno smesso di svolgere il loro ruolo storico, quello di critica razionale al potere. Qualche critica intelligente alla candidatura di Hillary Clinton, che di errori ne ha commessi tanti, sarebbe servita alla causa assai più degli spaventati endorsement che ormai più nessuno segue. O del patetico sforzo quotidiano d’illustrare le vesti dell’imperatore a lettori perfettamente consapevoli che il re è nudo.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica -  18 Novembre 2016 -

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