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domenica 20 novembre 2016

Lo Sapevate Che: Credere e Militare...



Sono una donna quasi quarantenne e faccio l’avvocato. Sin da piccola ho scoperto di avere dentro di me, spontaneamente, l’idea del sacro, di Dio, del numinoso. Da quello che ho capito, Lei non ha mai negato o ammesso l’esistenza di Dio, solo non si pronuncia, non ritenendolo un tema indagabile con la ragione. Io ritengo che si tratti di un principio primo di cui nin si può avere una completa conoscenza razionale, ma che esiste. Anche perché non si può accettare di vivere la propria vita, con la sofferenza che essa inevitabilmente comporta, senza avere la consapevolezza dell’esistenza di un piano superiore, di cui sono alla ricerca anche coloro che si dedicano a esperienze di alcol, droga, sesso, divertimento sfrenato pur di trovare uno spazio di trascendenza che la società del mercato, dell’efficienza e della pura razionalità gli nega. Forse Dio sta rinascendo?    Paola Bergamini  paola.brg@gmail.com

Gentile Avvocato, io non sono né  ateo, né credente e neppure agnostico, perché queste categorie appartengono a chi già crede in Dio e ha bisogno di inquadrare il prossimo a partire dalla sua fede. E poi, quando l’ha ben catalogato, imposta la sua conversazione a partire dalla collocazione in cui ha inserito il suo interlocutore. Senza neanche il sospetto che si possa vivere e pensare al di fuori del circolo ristretto di credenti, atei e agnostici, che per me appartengono alla stessa categoria, perché queste definizioni li dispongono tutti intorno al problema di Dio. Io non mi pongo il problema di Dio. Mi pongo il problema dell’ “idea di Dio”, perché a prescindere dal fatto che Dio Esista o no, l’idea di Dio esiste e ha fatto storia. E io della storia mi occupo. Nella sua lettera molto bella e documentata, che non ho potuto pubblicare per intero perché da sola avrebbe occupato quattro pagine, lei pone come prova dell’esistenza di Dio il fato che dall’origine del mondo a oggi non c’è tribù, comunità o società che a un Dio non sia rivolta, lungo percorsi che prescindono dai tracciati della ragione e si chiamano fede. Fede che a sua volta, non essendo sostenuta da prove razionali, ha bisogno di testimoni, che con la loro condotta di vita mostrino la loro fede in Dio altrimenti non dimostrabile. La testimonianza si rende necessaria perché la fede non è supportata da ragioni, e per questo può tradursi in fanatismo o, come scrive Karl Jaspers, trasformare i credenti (Glaubende) in militanti della fede (Glaubenskampfer). E tutti sappiamo che il dialogo s’interrompe quando la contesa viene affidata ai militari. A promuovere l’Idea di Dio a mio parere sono due fattori: il bisogno di una spiegazione causale e di una protezione esistenziale. Quindi un’esigenza della mente e una del cuore. 1. La spiegazione causale. Uno dei primi problemi che l’umanità ha dovuto risolvere è stato difendersi dall’imprevedibile, perché là dove tutto è imprevedibile si vive in uno stato di perenne angoscia che paralizza qualsiasi sviluppo di una comunità. La difesa è costituita dal reperimento di nessi causali, per cui il sopraggiungere di un evento non paralizza, perché conoscendone la causa, lo si attente come un effetto.(..). 2.  La protezione  esistenziale. La vita è un’avventura molto precaria, che accanto alle gioie presente anche tante sofferenze che hanno bisogno, oltre che di una spiegazione, anche di una consolazione. Inoltre ci sono tassi di solitudine abissali che hanno bisogno di un testimone del proprio vivere. E chi meglio di Dio può esserlo, per confortare col suo sguardo? La vita chiede scelte talvolta irreversibili e sapere che c’è un Dio che ascolta le nostre preghiere  e nel dubbio ci indica la via, non è cosa da poco.(..). 3. L’amore di sé. Alla base di ogni dimensione religiosa io vedo un esagerato amore di sé, che ci acceca al punto di non farci accettare che, al pari di tutte le cose, dalle piante agli animali alle stelle, nasciamo, viviamo ci spegniamo nella assoluta indifferenza della terra. La quale non si è mai presa cura di quegli esseri che, incapaci di rassegnarsi al destino che accomuna tutti i viventi, hanno messo in scena le religioni, le narrazioni letterarie, la scienza, la tecnica, la guerra , nel tentativo disperato di rimuovere dai loro occhi  e scordare il destino tragico che accomuna tutti i viventi. Questo i Greci antichi lo avevano capito e per questo le religioni monoteiste si sono affrettate a seppellire il loro annuncio e, sulla tomba così edificata, costruire il loro potere.
umberogalimberti@repubblica.it  - Donna di Repubblica -  12 Novembre 2016 -

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