Una curva, un rettilineo, una storia
Campione italiano di atletica leggera,
Livio Berruti nasce a Torino il 19 maggio 1939. Il suo nome è inciso in modo
indelebile nella storia dello sport nazionale dal 1960, quando vinse alle
XVII Olimpiadi di Roma la gara dei 200 metri. Quella vittoria
fu simbolica anche perchè Berruti spezzò il dominio statunitense in quella
specialità e fu il primo atleta italiano a gareggiare e vincere una finale
olimpica.
La famiglia apppartiene alla buona
borghesia piemontese; Livio inizia a praticare sport al Liceo Cavour di Torino. Presto attratto dall'atletica
leggera, la disciplina che più lo appassiona è il salto in alto.
Inizia anche a frequentare il centro
sportivo della Lancia nella speranza di poter praticare il tennis.
Poi a diciassette anni sfida per gioco il campione della scuola nei 100 metri
piani: lo batte.
Scoperto il proprio talento nella
velocità, si dedica a questa specialità. Alla fine dell'anno scolastico sarà
uno dei migliori velocisti dell'Italia intera. Quell'esplosività nelle caviglie
covata con il salto in alto sarà una qualità che si renderà preziosa nelle
partenze.
Ha solo diciotto anni quando nel 1957, a
quasi 20 anni di distanza, eguaglia il record italiano dei 100 metri
(10"4) stabilito nel 1938 da Orazio Mariani.
Il padre Michele quando viene a sapere
che facevano provare i 200 metri al figlio, invia una lettera allo staff della
Nazionale, diffidandoli dal proseguire, preoccupato per il gracile fisico di
Livio. Non gli daranno retta.
Nel 1958 abbassa il record di un decimo:
il tempo di 10"3 vale a Berruti il primato mondiale juniores.
Passa un anno ed eguaglia, prima, e
migliora, poi, il record italiano dei 200 metri: a Malmoe in Svezia, porta il
tempo a 20"8.
All'Arena di Milano, su una pista di 500
metri (quindi con curva più breve), corre in 20"7. A Duisburg supera nei
100 metri il fortissimo Hary; nei 200 batte il francese Abduol Seye, detentore
del miglior tempo europeo.
Alla fine del mese di maggio 1960 corre
a Verona in 10"2 i 100 metri, stabilendo un nuovo primato italiano; poi
però viene sconfitto a Londra sulla stessa distanza da Radford. A Varsavia
conferma il 20"7 nei 200.
Si avvicinano le Olimpiadi: Aristide Facchini, tecnico della squadra delle
Fiamme Oro e suo allenatore, convince Berruti a puntare solo sulla gara dei 200
metri, senza correre i 100.
Arrivano finalmente i Giochi
Olimpici di Roma: i principali antagonisti
sono i tre statunitensi Norton, Johnson e Carney, oltre ai due europei Radford
e Seye. Berruti gioca "in casa" e, forte dell'incitamento del
pubblico, realizza i migliori tempi sia in batteria, sia nei quarti di finale.
Il grande favorito sembra essere comunque Seye, il quale domina la prima
semifinale; nella seconda semifinale Berruti deve lottare anche mentalmente con
il fatto di trovarsi ai blocchi con a fianco tre detentori del primato del
mondo: Norton, Johnson e Radford. Corre una curva perfetta e quando entra nel
rettilineo, una colomba si leva in volo proprio dalla corsia dell'italiano.
Berruti, che è solito farsi notare indossando occhiali scuri e calzini bianchi,
domina la corsa e, pur non spingendo sino in fondo sul suo acceleratore,
conclude eguagliando il vigente record mondiale di 20"5.
Sono passate solo poche ore dalla
semifinale: sono le ore 6 nel pomeriggio di sabato 3 settembre quando parte la
finale. Berruti, 180 cm per 66 kg, sembra divorare la curva: all'ingresso del
rettilineo è in testa. Seye e Carney stanno rimontando, ma è Livio Berruti che
taglia il traguardo del filo di lana per primo. Fa segnare nuovamente il tempo
di 20"5.
Prima di questo giorno nessuno sprinter
azzurro è mai riuscito a entrare in una finale dei Giochi
Olimpici. Bisognerà attendere Pietro Mennea nel 1980 per eguagliarlo.
A coronamento della sua Olimpiade, Berruti parteciperà (con Sardi, Ottolina e Colani)
alla staffetta 4x100: la squadra manca per un centesimo la medaglia di bronzo,
ma stabilisce con 40"0 il nuovo primato italiano.
Per la sua storica prestazione riceve
una "500" dalla Fiat,
800.000 Lire dal CONI per la medaglia d'oro e 400.000 Lire per il record
mondiale.
Di lui Gianni Brera scrisse:
La carriera agonistica di
Berruti attraversa poi fasi alterne. Si presenta nella sua forma migliore alla
vigilia dei Giochi Olimpici di
Tokyo 1964: corre la semifinale in 20"78 arrivando quinto nei 200 metri,
primo bianco e primo europeo. Con la squadra di staffetta 4x100 arriva settimo
e abbassa il record nazionale a 39"3.
Il 1968 è il suo ultimo
anno ad alto livello. Corre i 200 m in 20"7 a Trieste e partecipa
alle Olimpiadi di
Città del Messico: ancora una volta con la staffetta 4x100 arriva settimo e
ottiene un nuovo primato italiano (39"2). I problemi ai tendini si fanno
più acuti e decide di ritirarsi.
A 45 anni di distanza in
occasione delle Olimpiadi invernali
di Torino 2006, Berruti è uno degli ultimi tedofori che apre la
manifestazione. https://biografieonline.it/biografia-livio-berruti
Nessun commento:
Posta un commento