La lettura di un grande classico, il piacere di
un grande autore. Passiamo al setaccio uno dei più grandi capolavori della
storia della letteratura: Il
Vecchio e il Mare di Ernest Hemingway.
Ernest
Hemingway nasce a Chicago, negli Stati Uniti, nel 1898. Dopo il
diploma rinuncia all’università per fare il giornalista, che sarà la sua attività
principale per tutta la vita. Dopo vari soggiorni in Europa, ritorna negli
Stati Uniti; più tardi partirà come corrispondente di guerra in Spagna, durante
la guerra civile. Nel1939 si stabilisce a Cuba, ma presto riprende a viaggiare
come corrispondente di guerra prima nel conflitto Cino-Giapponese e poi in
Europa dopo lo sbarco in Normandia.
Era un amante della caccia “grossa” e per questo si recava
spesso in Africa. Nonostante la sua vita così impegnata, trovo il tempo per
dedicarsi all’attività
letteraria, in cui ebbe grande
successo tanto è che ricevette un premio Nobel per la letteratura nel 1954,
dopo la pubblicazione de “Il vecchio e il mare”, che aveva già vinto un premio
Pulitzer nel 1953
La sua vita fu sempre segnata da una grande sindrome
depressiva (probabilmente ereditata dal padre che morì suicida), che si
intensificò negli ultimi anni; infatti anche lui morì per sua mano nel 1961
nella sua casa di San Valley, nell’Idaho. Tra le sue opere più celebri si
ricordano “Perché suona la campana”, “Verdi colline d’Africa” e “Addio alle
armi”.
IL VECCHIO E IL MARE
Il vecchio e il mare fu concepito originariamente come parte di
un’opera più vasta, che Hemingway chiamava “Il libro del mare” (The Sea
Book). Poiché il progetto complessivo stentava a decollare, lo scrittore decise
di pubblicare la storia separatamente. Il romanzo apparve contemporaneamente in
volume e sulla rivista “Life” ed ebbe subito un successo strepitoso,
soprattutto di pubblico. È considerato sia dai critici che dallo stesso
Hemingway l’opera migliore che l’autore abbia mai scritto.
Narra la tormentata storia di un vecchio pescatore cubano:
Santiago. Santiago era molto anziano ma aveva due occhi azzurri come il mare,
che sembravano quelli di un ragazzo. Non riusciva a pescare niente niente da
ottantaquattro giorni. Per i primi quaranta lo aveva aiutato un apprendista
pescatore, Manolìn, ma poiché il vecchio non pescava nulla i genitori pensarono
di mandarlo in una barca più fortunata. Tra il vecchio e il giovane era nato un
rapporto profondo che non terminò neanche quando il ragazzo cambiò barca.
Un giorno il pescatore si spinse più a largo del solito. Dopo
aver incontrato dei delfini e un gabbiano,lanciò le esche preparate con i pesci
che gli aveva dato il ragazzo; all’improvviso abboccò un marlin, pesce simile
ad un pescespada, di enormi dimensioni. Il vecchio provò a issarlo sulla barca
ma il pesce era più forte di lui. Così trascinò la barca sempre più lontano
dalla costa. A questo punto inizia la lotta tra il vecchio e il pesce, che con
la sua enorme forza resisteva al pescatore. La lotta continuò per giorni e
giorni, nessuno dei due si voleva rassegnare. Ma ad uscirne vincitore fu l’uomo
che allo stremo delle forze lo arpionò. Il pesce era troppo pesante per lui
solo, così dovette legarlo esternamente alla barca.
A causa della scia di sangue lasciata dal marlin,
arrivarono i pescecani. Il vecchio reagì per difendere la sua preda; ma i
pescecani erano troppi e quando riuscì a tornare al porto, del marlin era
rimasta solo la sua enorme lisca. Santiago stremato e denutrito tornò a casa,
mentre i pescatori increduli guardavano la gigantesca lisca.
SEMPLICE E ILLUMINANTE
Il romanzo è scritto in un linguaggio molto semplice.
L’autore fa immedesimare il lettore facendo un ampio utilizzo del discorso
diretto nei dialoghi e accompagnandolo nel flusso di ricordi e pensieri del
vecchio pescatore. Il tema principale trattato nel romanzo è l’eterna lotta tra
l’uomo e le difficoltà che impediscono di raggiungere il proprio obiettivo;
Santiago, infatti, incarna perfettamente il ruolo dell’uomo che combatte una
battaglia contro la vecchiaia, contro il pesce e contro la sfortuna senza
perdersi d’animo e tenendo duro fino all’ultimo.
Alla fine del libro quando riporterà a casa solo la
lisca, si sentirà in parte comunque vittorioso perchè sa di aver fatto del suo
meglio. Si percepisce dai pensieri e dalle parole del vecchio, che il pesce non
viene considerato solo come un avversario ma anche come un essere che cerca di
sopravvivere alle avversità. Quindi viene trattato con molto rispetto. Nella
lotta tra Santiago e le avversità si può intravedere la continua lotta di
Hemingway contro la depressione. Nel complesso il romanzo mi ha appassionato e
coinvolto perché mi ha saputo trasmettere le stesse emozioni provate da
Santiago; emozioni che per la loro universalità, possono essere comuni a
persone di tutte le età.
Federico Cecchini - http://www.wilditaly.net/il-vecchio-e-il-mare-hemingway-378/
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