E’capitato a ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, da ragazzi l’ansia per un compito in classe, da adulti, un importante appuntamento di lavoro, lo stress di tutti i giorni, l’apprensione per chi ci è caro, la rabbia per qualcosa che non è andato come ci aspettavamo, ci hanno fatto “correre” in bagno,
oppure hanno bloccato il regolare funzionamento del nostro intestino.
La scienza medica chiama queste situazioni “somatizzazione” emozioni che ci coinvolgono profondamente “si scaricano” sugli organi del nostro corpo che non sono sotto il nostro controllo cosciente.
Uno di questi l’intestino, delicato e molto sensibile “tubo” che, per brusche sollecitazioni, pensieri inquietanti, preoccupazioni ripetute e arrabbiature di tutti i giorni, diviene ipersensibile .Questo aumento di reattività dell’intestino comporta contrazioni più intense e disordinate della sua muscolatura, con la comparsa di dolori e di diarrea, seguiti da periodi di stitichezza. In alcune persone si verificano anche difficoltà digestive, senso di ripienezza dello stomaco e pancia gonfia (meteorismo). Se l’apparato digerente di questi soggetti viene sottoposto ad accertamenti specifici non si riscontrano danni o malattie, ma solo un’alterazione del suo normale movimento (peristalsi). Questi fenomeni, però, non rimangono solo nell’intestino, ma interessano tutto l’organismo (sudorazioni, palpitazioni, difficoltà nel dormire, ecc.) e la psiche (es. ansia crescente e crisi di panico).
Fino a qualche anno fa questo fastidioso comportamento intestinale veniva attribuito a stimoli provenienti dal cervello. Di recente uno scienziato americano, Michael D.Gershon (Dipartimento di Anatomia e Biologia cellulare della Columbia University) ha parlato del nostro intestino come di un “secondo cervello” che “sente” ed elabora emozioni, smista informazioni, reagisce alle sollecitazioni dell’ambiente circostante, soffre, gioisce ed è capace di governare in piena autonomia le delicate funzioni della complessa macchina digestiva. Secondo Gershon, pur avendo solo un decimo delle cellule del cervello, l’intestino produce da solo ben il 95% della serotonina, sostanza che regola umore, sonno, dolore e anche le contrazioni addominali: la rilascia in seguito all’ingestione del cibo, ma anche a emozioni e abitudini. Quindi, quando cibi particolari, variazioni climatiche, farmaci, ecc, disturbano l’intestino, la formazione di serotonina risente e, come tutti sperimentiamo, proviamo disturbi del comportamento, ansia, depressione e paure. Secondo Gershon, infatti, esiste una comunicazione pancia-testa, con invio di messaggi dal cervello addominale a quello centrale e viceversa: stress e ansia alterano l’intestino e i disordini intestinali provocano variazioni del comportamento e dell’umore.
Ma se il “cervello addominale” è così capace di interferire con la nostra vita, cosa bisogna fare per evitare che le nostre tensioni emotive finiscano col ripercuotersi (somatizzarsi) in modo tanto fastidioso sul nostro organismo? E’ anche importante per ciascuno di noi, analizzare il proprio modo di essere, di relazionarsi agli altri e soprattutto elaborare costruttivamente i molteplici stimoli esterni, ponendosi in atteggiamento positivo con la vita e con se stesso. Eventualmente, su consiglio del medico si può ricorrere a farmaci specifici che agiscono sulla serotonina.
Che cosa è la Dispepsia?
Il termine generico “dispepsia” indica una condizione definibile come “cattiva digestione”.
Le statistiche stimano che circa il 30-40% degli italiani soffre di questo disturbo. La sua diffusione quasi esclusiva nei paesi industrializzati indica che essa è legata alle abitudini dietetiche e di vita del mondo occidentale.
Come Si Manifesta?
I sintomi tipici della dispepsia sono localizzati prevalentemente nella parte superiore dell’addome:
. dolori e bruciori di stomaco
. rigurgito acido
. eruttazioni
. alito cattivo
. senso di digestione lunga e laboriosa
. intolleranza a vari alimenti
Le Cause
Sono attribuiti sia a malattie organiche che non. Di queste fanno parte: l’uso di medicinali (soprattutto acido acetilsalicilico e simili), l’helicobacterpylori (il batterio della gastrite e dell’ulcera dell’apparato digerente), l’ulcera gastro- duodenale, le gastriti, la cattiva alimentazione, l’obesità, la malattia da reflusso gastroesofageo, la calcolosi della colecisti e delle vie biliari, la celiachia, lo stress psico-fisico.
Come Si Cura?
Per curare in modo efficace la dispepsia occorre anzitutto consultare un medico per ottenere una diagnosi precisa basata su accertamenti specifici (gastroscopia, radiografia con pasto opaco, esami del sangue, ecc.): è da evitare assolutamente il fai da te!
Una volta posta la diagnosi corretta le eventuali malattie organiche verranno trattate con i farmaci e le indicazioni dietetiche che il medico curante saprà indicare. Le indicazioni generiche che vengono comunque sempre fornite prevedono l’eliminazione o perlomeno la riduzione dei fattori di rischio noti come:
Assunzione degli antinfiammatori, obesità, fumo, alcool, sedentarietà, sovrappeso, fattori stressanti.
Se gli accertamenti specifici permettono di escludere una o più di queste cause e, malgrado le rassicurazioni, il soggetto lamenta comunque le difficoltà digestive si
parla allora di“dispepsia funzionale”: ovvero di una situazione non dipendente da cause organiche, ma da elementi stressanti che alterano la motilità dell’apparato digerente.
Anche per queste situazioni, in ogni caso, valgono le indicazioni consigliate per le forme organiche ed esistono specifiche terapie farmacologiche molto efficaci per i sintomi avvertiti (ad es. i cosiddetti farmaci procinetici)
L’Intestino E Le Variazioni Climatiche.
Al giorno d’oggi le vacanze non si fanno più solo nei mesi estivi, ma siamo abituati a
partire verso mete esotiche durante tutto l’anno. Una vacanza in paesi dove il clima è ben più caldo rispetto al nostro, può però essere rovinata da fastidiosi disturbi intestinali. In questi casi l’intestino merita un’attenzione particolare per evitare la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, che è caratterizzata da dolori addominali, diarrea e, a volte, febbre. La causa è nella maggior parte dei casi da ricercarsi in un’infezione intestinale, provocata da batteri che riproducono negli alimenti, contaminandoli e rendendoli nocivi. Il vomito e le scariche diarroiche rappresentano il meccanismo naturale che l’organismo adotta per eliminare questi batteri.
Anche per questa situazione intestinale la miglior cura è….la prevenzione.
. non bere acqua corrente ma acqua e bevande imbottigliate (in taluni paesi anche per lavarsi i denti9
. non aggiungere ghiaccio alle bevande
. evitare le verdure non cotte, il latte crudo, i gelati sfusi, le creme e i formaggi freschi
. sbucciare bene la frutta, consumare carni, pesci e uova ben cotti
. non mangiare cibo conservato in condizioni igieniche precarie.
Un grande aiuto nella prevenzione di questa forma di diarrea sono i “probiotici” (o fermenti lattici), “batteri buoni” che si comportano da veri regolatori della difesa naturale del nostri intestino verso aggressori esterni. I “batteri cattivi” di solito implicati in questi fenomeni sono la Salmonella, lo Stafilococco e l’Escherichia coli. Solitamente queste forme non necessitano di farmaci per la loro cura, ma solo di metodi “naturali”: astensione da cibi e liquidi finché non sarà l’organismo stesso a richiederli in modo spontaneo.
Se i sintomi a carico dello stomaco o dell’intestino tendono a prolungarsi, il medico può consigliare i farmaci procinetici (per lo stomaco) e i probiotici (per il normale funzionamento dell’intestino), capaci i primi di ripristinare il corretto movimento dello stomaco e i secondi di ristabilire l’equilibrio della flora batterica e quindi il normale funzionamento dell’intestino.
Di questi formaci esiste anche la formulazione equivalente che può offrire un vantaggio economico poiché, avendo un costo più basso, consente un risparmio per il Sistema Sanitario nazionale e per il cittadino.
E’ sempre meglio comunque prevenire la presenza di batteri poco simpatici nel nostro apparato digerente. A questo riguardo è sufficiente attenersi a semplici comportamenti: è buona norma evitare i locali che espongono alimenti non coperti e che possono quindi facilmente contaminarsi, o il cui personale di cucina non utilizza copricapi idonei, non acquistare alimenti surgelati con brina all’esterno (segno di cattiva conservazione), bottiglie d’acqua o bibite lasciate sotto il sole, pesce e frutti di mare di dubbia provenienza.
Nessun commento:
Posta un commento