Il Razzismo, Lato Oscuro Del Mondo Globalizzato
Legittima difesa contro il multi culturismo.
L’ha invocata nei giorni scorsi il neonazista
Norvegese Anders Breivik, all’apertura del processo per la strage di Utoya, che il 22 luglio 2011 costò la vita a 77 ragazzi a un raduno di giovani laburisti.
La dichiarazione è delirante, ma non per questo meno preoccupante. Perché mostra come la paura degli stranieri fornisca oggi un nuovo alimento a una sottocultura xenofoba. Fatta di fantasmi politici vecchi e nuovi. Razzismi, fanatismi, croci celtiche, pulizie etniche. Templari e metallari, megaliti e rimbambiti, fusi e confusi in un medioevo da hooligan. L’effetto è grottesco e insieme nefasto. Anche perché la rete funge da moltiplicatore di questo analfabetismo in armi.
Sono gli anticorpi insani della globalizzazione. Gli effetti collaterali di una connessione permanente tra uomini, cose, idee, religioni, tradizioni che convivono a contatto di gomito. Separate dalla storia, ma avvicinate dalla geografia. E dall’economia.
E’ la contraddizione di una civiltà come la nostra, che per poter funzionare a pieno regime rende endemico quello stesso male da cui tenta di rendersi immune. Il contatto con l’altro è la ragione del nostro benessere, la paura del contagio è la causa del nostro malessere. Apertura e chiusura. Sistole e diastole di un mondo che batte come un cuore affaticato. E che avrebbe tanto bisogno di un “peacemaker”.
Marino Niola – Venerdì di Repubblica – 04-05-12
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