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giovedì 1 giugno 2017

Lo Sapevate Che: ...E Vissero milionari (ma mica tanto felici)...



L’Idea Poteva Venire solo a una donna e a una donna venne. Dopo anni consumati a rovistare nelle borse senza fondo alla ricerca delle chiavi, Sandy Stein nel 2005 fece un sogno. Le apparve il padre, che era un fanatico bricoleur, e le suggerì la soluzione: fabbrica un gancetto con moschettone da appendere al bordo all’interno della borsa, aggiungi qualche ornamento da poco prezzo per rallegrarlo e attacca il mazzo delle chiavi. Sandy, che lavorava saltuariamente come assistente di volo per una compagnia aerea, provò a disegnare il gancio. Investì 10mila dollari dei suoi risparmi per farselo fabbricare, lo propose alle colleghe ancora in servizio perché lo mostrassero alle passeggere in cambio di una commissione su ogni vendita. Sei mesi più tardi la Flexx, la sua azienda, aveva raggiunto un milione di dollari in vendite. Un anno dopo, quattro milioni. Sandy Stone era diventata milionaria. E infelice. Quello che non sapeva era il successo, e ci soldi, hanno un prezzo. Che quell’antico monito sul “danaro che non fa la felicità” (che sembra inventato dai ricchi per tenere buoni i non ricchi) ha una propria crudele verità. La sua famiglia si decompose. Il marito, che aveva perduto il proprio lavoro e avrebbe dovuto vivere alle spalle della moglie, se ne andò seguito dal figlio Alex, che scelse di restare con lui e non con la mamma. Sandy, che a 50 anni aveva sentito il morso della solitudine, si era consolata con un distinto gentleman che aveva voluto l’esclusiva della vendita dei suoi gancetti in Inghilterra, e dopo essersi fatto consegnare merce per 100mila dollari di valore era sparito. Dieci anni più tardi, e dopo molte ore di terapia con uno psicologo specializzato nel trattamento della “sindrome da ricchezza”, Sandy Stein si è rimessa in piedi, ma la sua storia ha riproposto una domanda in apparenza offensiva per la grande maggioranza di noi che lottiamo per trovare sul fondo della borsa, o nelle pieghe del portafoglio, abbastanza sodi per pagare bollette e per mettere a tavola la famiglia. E’ possibile avere pietà per i ricchi, esclusi naturalmente coloro che si arricchiscono disonestamente? I milionari, addirittura i miliardari, hanno ragioni per essere infelici o avere soldi dovrebbe immunizzarli dalle ansie e dalle depressioni che colpiscono coloro che stentano ad arrivare alla fine del mese? Esistono ormai, in questi Stati Uniti dove i milioari sono cinque milioni e mezzo, psicologi e psicoterapisti specializzati nel trattamento di chi soffre perché ricco, e vive tra i poli opposti della paura di perdere la ricchezza acquisita p della ingordigia di accumularne ancora. A Quanta ricchezza è abbastanza ricchezza? Un milione? Dieci milioni? Un miliardo? Quando arriva il momento per dire: “è abbastanza”? È una modesta consolazione, per quel 99% della popolazione che vedrà un milione soltanto comperando le memorie di Marco Polo, sapere che la ricchezza può diventare un disturbo mentale e spingere perfino le persone piene di soldi a commetter reati e a rischiare il carcere. “La ricchezza crea in coloro che la possiedono un senso di onnipotenza, di immunità dalle regole e dalle leggi che si applicano agli altri”, dice lo psicoterapeuta dei super ricchi, Brad Klontz. “E spesso li distrugge”. Anche Sandy, la milionaria dei gancetti, ha confessato di rimpiangere gli anni in cui rincasava dal suo lavoro e la sua principale preoccupazione era se ordinare pizza da asporto o scongelare il vassoio di alluminio con la cena per il marito e il figlio. “Questa ricchezza che mi circonda giorno e notte mi consuma”, ha sospirato in un’intervista. Ma anche lei, come tutti i ricchi, non ha nessuna intenzione di mollarla.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica 27 maggio 2017 -

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