Ma Ho Una Speranza
L’Elettore Fermerà
Il Vecchio Che Avanza
Dopo annunci, smentite e contro-smentite, la notizia sembra ormai ufficiale: Silvio Berlusconi si ricandida a premier. “ A ‘sto punto posso tornare al comando pure io!” ha subito esclamato Schettino. Del resto, qualche mese fa, il Cavaliere aveva solo dichiarato che non si sarebbe più ricandidato: mica l’aveva giurato sulla gnocca. Insomma, tutto secondo programma.
Nel Pdl avevano detto: “Ci vogliono facce nuove”. E pare che Silvio si sia appena rifatto un altro lifting. Nel partito, però, le reazioni alla ridiscesa in campo di Berlusconi non sono state tutte uguali.
L’ex ministro Giancarlo Galan ha dichiarato: “Sto godendo molto più di un orgasmo” gettando così un inquietante ombra sulla qualità della sua vita sessuale.
Anche Roberto Formigoni si dichiara felice per il ritorno di Berlusconi. Ma le ragioni sono ben altre. “La sua ridiscesa in campo” ha detto “mi trova personalmente felice, così torneranno a dare addosso a lui invece che dare addosso a me”. Insomma, anche in questo caso, Formigoni è alla ricerca di uno che paghi al posto suo. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, invece, è apparso spiazzato e molto contrariato. Soprattutto col capo della Protezione civile Gabrielli, che non l’avrebbe avvisato per tempo del ritorno in politica di Berlusconi. Ma non è tutto. All’annuncio della ricandidatura di Berlusconi, è seguito anche quello del ritorno al nome Forza Italia. Che però. Vista la situazione, sarebbe più corretto chiamare “Forza Italia, riprenditi, passatemi un defibrillatore, la stiamo perdendo”.
“Voglio circondarmi di giovani” ha fatto sapere il Cavaliere ai dirigenti pidiellini. Inoltrando loro uno dei vecchi sms che mandava a Lele Mora per farsi organizzare le cene. E’ quindi questo il progetto di Berlusconi? Farsi scudo di volti giovani dietro i quali continuare a mantenere il proprio potere e a manovrare i fili? Cambiare tutto per non cambiare niente? A questa strategia gattopardiana, vorrei allora rispondere in modo Leopardiano:
Silvio rimembri ancor quel giorno al Colle/ quando la folla urlante non ti volle/ stufi di bunga bunga e di olgettine/ alcuni ti tiraron pure monetine./ Ricordi entrasti in fretta al Quirinale/ sennò, pensasti, qui finisce male/ e uscisti poi dal retro del palazzo/ sennò, pensasti, qui mi fanno il mazzo./ Ora ti ripresenti come se nulla fosse/ sperando che la gente abbia scordato/ riaccontentandosi di un vecchio minestrone riscaldato./ Ma questa volta nutro una speranza/ che l’elettore dica no al vecchio che avanza/ a chi lo crede sciocco come un mulo/ e non si faccia prender per il culo.
Dario Vergassola – Venerdì di Repubblica - 10-08-12
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