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venerdì 2 agosto 2024

Lo Sapevate Che: Strage di Bologna Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

La strage di Bologna è stato un attentato di matrice neofascista[4] commesso sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria di Bologna Centrale, a Bologna, in Italia. Nell'attentato rimasero uccise 85 persone e ne furono ferite oltre 200[5]. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto nel Paese nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione.[6][7]

È uno dei più gravi attentati — anche per il numero di vittime — verificatisi negli anni di piombo, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974[6].

Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. A lungo gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, sebbene fossero rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati.[5][8][9] Nel 2020 l'inchiesta della Procura generale di Bologna ha concluso che Paolo Bellini (ex Avanguardia Nazionale), esecutore insieme agli ex NAR già condannati in precedenza, avrebbe agito in concorso con Licio GelliUmberto OrtolaniFederico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, individuati quali mandanti, finanziatori o organizzatori. Essendo questi ultimi ormai tutti deceduti, non potranno essere intraprese ulteriori azioni giudiziarie.[3][10]

Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi, per cui furono condannati Licio Gelli, Pietro MusumeciGiuseppe Belmonte e Francesco Pazienza, la sentenza finale del 1995 condannò Valerio Fioravanti e Francesca Mambro «come appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l'attentato di Bologna» e per aver «fatto parte del gruppo che sicuramente quell'atto aveva organizzato», mentre nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti[6][11] e, nel 2020, quella di Gilberto Cavallini[12].

L'attentato

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Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell'ala ovest dell'edificio[13]. La bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta «Compound B», potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile)[14].

L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest, allo scopo di aumentarne l'effetto[14]: l'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, che al momento si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l'edificio. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200.

I soccorsi

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Immediatamente si attivarono i soccorsi e molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono i primi soccorsi alle vittime e contribuirono a estrarre le persone sepolte dalle macerie e la corsia di destra dei viali di circonvallazione del centro storico di Bologna, su cui si trova la stazione, fu riservata alle ambulanze e ai mezzi di soccorso. Dato il grande numero di feriti, non essendo i mezzi sufficienti al loro trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi.

Al fine di prestare le cure alle vittime, i medici e il personale ospedaliero fecero ritorno dalle ferie, così come i reparti, chiusi per le festività estive, furono riaperti per consentire il ricovero di tutti i pazienti.[15][16][17] L'autobus 37 divenne, insieme all'orologio fermo alle 10:25[18][19], uno dei simboli della strage. Il corpo di una delle vittime, la ventiquattrenne Maria Fresu, non venne ritrovato. Soltanto il 29 dicembre 1980 fu accertato che alcuni resti ritrovati sotto il treno diretto a Basilea appartenevano alla Fresu che evidentemente si trovava così vicina alla bomba che il suo corpo fu completamente disintegrato dall'esplosione.[20]

Le manifestazioni seguenti

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Nei giorni successivi la centrale piazza Maggiore ospitò imponenti manifestazioni di sdegno e di protesta da parte della popolazione e non furono risparmiate accese critiche e proteste rivolte ai rappresentanti del governo, intervenuti il giorno dei funerali delle vittime celebrati il 6 agosto nella basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono riservati al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto con un elicottero a Bologna alle 17:30 del giorno della strage, che in lacrime affermò di fronte ai giornalisti: «Non ho parole, siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia».[21]

L'associazione dei familiari delle vittime

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«I terroristi hanno commesso un solo errore: compiere la strage a Bologna.»

(Lidia Secci, madre di una delle vittime[22].)

L'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 si costituì il 1º giugno 1981 allo scopo di «ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta»: costituita inizialmente da 44 persone, il numero di associati crebbe fino ad arrivare a 300 elementi. Negli anni successivi alla strage è rimasta attiva, tanto per il ricordo della strage quanto per proporre iniziative che si sono affiancate alle indagini; con scadenza quadrimestrale i componenti sono soliti recarsi presso il tribunale, al fine di incontrare i magistrati inquirenti e, esaurito l'incontro, indicendo una conferenza stampa a scopo informativo sullo stato delle cose.

Il 6 aprile 1983 l'Associazione, assieme alle Associazioni delle vittime delle stragi di piazza Fontanapiazza della Loggia e del treno Italicus, costituì con sede a Milano, l'Unione dei familiari delle vittime per stragi[23].

https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bologna

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