L’obiettivo è quello di far saltare la firma del Nuovo Trattato
d’Unione, che avrebbe trasformato l’Unione Sovietica in una federazione di
repubbliche indipendenti sotto un unico presidente. Il blitz ha i suoi
riferimenti nel vice di Gorbaciov, Gennadi Janaev, nel primo ministro Valentin
Pavlov, nel ministro della Difesa Dmitriy Jazov e nel capo del KGB Vladimir
Kryuchkov, uniti nel "Comitato generale sullo stato di
emergenza".
Il previsto appoggio della popolazione non c'è e a Mosca migliaia di cittadini
scendono nelle strade per difendere il Parlamento russo. Il 21 agosto viene
sancito il fallimento definitivo del golpe con l’arresto di tutti i congiurati.
Nonostante ciò, la posizione di Gorbaciov si è indebolita di molto e le
gerarchie non rispondono più ai suoi comandi.
Inizia un’escalation di avvenimenti che porteranno alla dissoluzione
dell’Unione Sovietica, nata il 30 dicembre 1922 dalle ceneri del vecchio
Impero zarista, a suggello della Rivoluzione d'ottobre guidata da Lenin.
L’atto conclusivo avverrà l'8 dicembre 1991: i capi di Russia, Ucraina, e
Bielorussia sottoscriveranno l'accordo di Belavezha, che dichiara
dissolta la più grande repubblica socialista della storia, sostituendola con la
Comunità degli Stati Indipendenti.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/11066
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