Etichette

venerdì 18 marzo 2016

Lo Sapevate Che: Tutto cominciò con l'affaire Sindona...



Quella Mattina Di Luglio del 1979, dietro la bara di Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla magia per ordine di Michele Sindona, lo Stato non c’era. Con l’eccezione di Paolo Baffi, che di lì a poco – umiliato da accuse infondate – lascerà la carica di governatore della Banca d’Italia, e dei due magistrati che indagavano sul crac della Privata, la banca di Sindona i cui segreti erano stati svelati proprio da Ambrosoli. Il mandante sopravvivrà alla sua vittima e si suiciderà nel carcere di Voghera nel 1986, esattamente trent’anni fa, inscenando la sua ultima, tragica farsa: passare per vittima di un omicidio.(..). Ecco, forse è questa la chiave di lettura del bel libro – insieme saggio e romanzo giallo – che Marco Magnani, economista e storico, non a caso ha intitolato “Sindona. Biografia degli anni Settanta”(Einaudi…), perché questa è non solo la storia di un ambizioso faccendiere che lascia la Sicilia per dare l’assalto a Milano e al “salotto buono”,  ma l’affresco di una stagione in cui, grazie alla resa della politica, dettano legge poteri occulti, bande criminali, servizi segreti, spiriti eversivi. Tutti uniti nel fare di un uomo spregiudicato lo strumento consapevole dei loro traffici. Magari con la benedizione del Vaticano. Il fenomeno Sindona nasce nei primi Sessanta, gli anni del Piano Solo, del fallimento dell’apertura a sinistra, del sogno infranto della programmazione. Ed esplode nel Settanta, segnati dal terrorismo nero e dalle Br, dalle guerre di Cosa Nostra e dalle manovre della P2, da scandali politici-finanziari (Lockheed, Eni-Petromin, petroli) e dalle prime tempeste monetarie: In questa “grande pestilenza ” (Guido Carli), Sindona sguazza da par suo alimentandone i vizi peggiori: mentre costruisce il suo impero. Banca Unione, Sviluppo, Finambro, Banca Privata – aiuta gli imprenditori del boom  a evadere il fisco, porta i loro capitali all’estero, sfonda negli Usa, finanzia generosamente la Dc, si allea con la massoneria e con la finanza cattolica (l’Ambrosiano di Roberto Calvi), diventa l’uomo di riferimento dello Ior e dei suoi traffici. (..). Raccomandato All’Inizio dal banchiere dei banchieri Raffaele Mattioli, apprezzato da Enrico Cuccia (che poi diventerà il suo più acerrimo nemico e ne riceverà in cambio minacce mafiose), Sindona incuriosisce (ma per poco) perfino Cesare Merzagora ed Eugenio Scalfari che in lui intravedono l’arma per fermare Eugenio Cefis, primo campione di quell’intreccio tra impresa pubblica, politica e affari che tuttora avvelena la storia d’Italia. Ma per paradosso la sua “grandezza sinistra” (ancora Carli) si manifesterà proprio quando il suo impero crollerà e il fallimento della Franklin Bank e della banca Privata coinvolgerà 125 società di undici Paesi legate tra loro da holding basate nei paradisi fiscali. Per salvarsi dall’inevitabile crac e dalla galera, Sindona implora Giulio Andreotti, mette in moto Gelli, arma un sicario di Cosa Nostra per far fuori Ambrosoli. Intanto giudici compiacenti arrestano Mario Sarcinelli, numero tre della Banca d’Italia, sulla base di accuse ridicole e spingono Baffi alle dimissioni. (..). Se questo avvenne, Sostiene Magnani, è anche perché proprio allora i grandi partiti cominciavano a mostrare una debolezza che diventerà cronica.(..). Le conclusioni di Magnani sono amare. E’ allora che comincia il declino della cultura repubblicana, si forma la “versione patologica del capitalismo relazionale” all’italiana che negli anni Ottanta si gonfia con la spesa pubblica, non scompare con Tangentopoli e persiste fino a oggi. Sul bene comune vince il disprezzo delle regole che istituzioni e politica non sanno difendere. Insomma, se Sindona fu sconfitto e il pericolo evitato, lo si deve solo a poche persone tenaci e determinate. Oggi ce ne sarebbe un gran bisogno.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto – 17 marzo 2016

Nessun commento:

Posta un commento