Etichette

domenica 26 marzo 2017

Lo Sapevate Che: Decolla la retorica a terra resta l’Alitalia



Roma e l’Italia sono davvero i luoghi ideali per ospitare la fiera celebrativa dei trattati europei. Dove, se non nella patria della retorica, i grandi capi che stanno portando a grandi passi l’Unione alla catastrofe, potrebbero così spudoratamente scambiarsi complimenti ed elogi? La retorica, ovvero la capacità delle classi dirigenti di mascherare le proprie malefatte con argomenti stupidissimi ma popolari, ha fatto più danni all’Italia di epidemie, catastrofi naturali e crisi economiche. Prendete il caso Alitalia. I casi, anzi, perché siamo al terzo fallimento in pochi anni. Ora, a rifletterci, è strano che la compagna aerea dell’Italia, nell’epoca del maggiore boom turistico di tutti i tempi, con i prezzi del petrolio ai minimi storici, continui ad accumulare perdire miliardarie. Colpa delle low cost, certo. Ma come mai, nonostante quelle, British Airways, Lufthansa ed Air France vanno benone e solo la nostra cola a picco? Per fortuna delle classi dirigenti, l’italiano medio, allevato a talk show, non è uso a fari domande tanto semplici e razionali, preferendo le risposte retoriche. Dieci anni fa il governo Prodi aveva firmato un ottimo accordo di fusione progressiva di Alitalia con Air France e Kim, che si sarebbero pure accollate le perdite. La retorica berlusconiana bloccò tutto in nome della sacra italianità, chiamando al capezzale del moribondo un grappolo di capitani coraggiosi del capitalismo autoctono. Dietro la pantomima nazionalista c’era, fra l’altro l’interesse della Lega Nord a mantenere la mangiatoia clientelare dell’aeroporto di Malpensa, che Air France voleva giustamente ridimensionare. L’operazione finì in un bagno di sangue, i capitani non trovarono il coraggio di cacciare un euro e i miliardi di perdite furono scaricati sui contribuenti gonzi, per ridursi infine a un umiliante accordo con Dubai. Nel frattempo la Lega di Salvini, ha liquidato ai saldi politici il mito padano, compreso Dio Po e santa ampolla, per diventare una sottomarca Le Pen, e Malpensa è ora uno scalo fantasma. Ma la colpa, complice la stampa addetta alla manutenzione del luogo comune, fu scaricata sugli “assurdi privilegi” di steward e hostess, i quali nella realtà guadagnano ormai meno di un metalmeccanico. Mentre, fra un fallimento e l’altro, sono transitate orde di dirigenti incompetenti, entrati e usciti con stipendi e liquidazioni milionarie che i ben più capaxi amministratori di Lufthansa e Air France non vedono col telescopio. L’ultimo atto della farsa prevede il dimezzamento della compagna, duemila licenziati e altre perdite. Abbiamo pagato l’equivalente di una finanziaria per vedere infine i turisti cinesi arrivare a Roma via Francoforte. Ecco l’italianità.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 24 marzo 2017-

Nessun commento:

Posta un commento