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lunedì 24 giugno 2013

Lo Sapevate Che: Una Sinistra Che Vince....


Nello Stupore Generale C’è Una Sinistra Che Vince
(Quasi Senza Volerlo)

“Daje!” urla Ignazio Marino dal palco di Piazza di Pietra a poche ore dal netto successo che lo ha appena proclamato sindaco di Roma. La piazza già brilla risponde urlando e ridendo al grido di battaglia, incredula e mentalmente
Liberata da quell’imprevisto, durato cinque anni, altrimenti detto”Gianni Alemanno”.
Marino stringe mani e ride, oggi che ha vinto come nei giorni in cui Bersani aveva non vinto e tutti, guardandolo, si chiedevano: “Ma che c’avrà da ridere questo?”.
Marino, che il segno della V di vittoria lo faceva a beneficio del circo mediatico anche nel momento più cupo del post elezioni, ospite all’apparenza avulso dal contesto di quella surreale iniziativa del Pd “contro la povertà” realizzata a Corviale negli ultimi giorni di segreteria Bersani, si è messo nei panni del fratello allegro del Servillo segretario depresso di Viva la libertà, e a chi lo incontrava diceva: “Stavolta ti tocca vincere”.
E così alla fine è stato, oltre ogni stereotipo di leadership tradizionalmente inteso (come fu per Pisapia), oltre ogni moderazione dettata dall’incombenza del “Cuppolone”, oltre ogni radicamento romano forte di zero generazioni.
Dato il trionfo alle primarie contro i più paludati Gentiloni e Sassoli, il candidato che osò sfidare Bersani e Franceschini al congresso Pd, di quel congresso è l’unico rimasto sulla breccia, sbaragliando ogni residuo d’alemannismo dopo essersi scrollato di dosso al primo turno la minaccia grillina.
A margine di questa e delle altre 15 vittorie del centrosinistra contro nessuna del centrodestra, un popolo abituato a delusioni più che a grandi imprese, dopo aver collezionato master e lauree in “analisi della sconfitta”, si ritrova imprevedibilmente alle prese con l’analisi della vittoria. Che è vittoria monca, compiuta sulle macerie di un corpo elettorale dimezzato, ma è pur sempre vittoria che ascrivere all’era Letta o al corso Epifani non avrebbe molto senso.
Perché, se Grillo piccona ogni giorno se stesso, se Berlusconi scompare dalle tv, se Bossi e Maroni si insultano meglio di come farebbe un avversario, pur col pensiero fisso ai 101 traditori di Prodi e del Pd, sono i candidati di sinistra a sembrare mediamente più presentabili e sono li elettori di sinistra i più ostinati e saldi alle intemperie.
E così si vince perdendo meno degli altri, senza meritarlo davvero, quasi senza volerlo. Si vince grazie al trionfo dello zoccolo duro della sinistra, elettorato che al voto non rinuncerà mai, che magari dal Pd  si sposta su Sel, ma che in quell’area resta, fieramente consapevole di dover resistere soprattutto quando la gara per non esistere sembra impossibile da sostenere. Sarebbe bello, per una volta, vincere vincendo.

Diego Bianchi – Venerdì di Repubblica – 21-6-13

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