Etichette

lunedì 7 maggio 2018

Lo Sapevate Che: Il Dolore brucia ma potremo spegnerlo: con un interruttore...


Mentre negli Stati Uniti la dipendenza dagli antidolorifici oppiacei è diventata un’emergenza nazionale, una nuova speranza di combattere il dolore in modo più sicuro arriva dalle ricerche sugli “uomini in fiamme”. Si chiamano così, sebbene il raro disturbo tocchi entrambi i sessi, i malati di eritromelalgia. Questa sindrome, durante gli attacchi, provoca una disidratazione dei vasi sanguigni di piedi e mani e fa sì che toccando qualcosa, o anche semplicemente indossando calze o scarpe, si provino dolori lancinanti, che solo il ghiaccio attenua. Stephen G. Waxman, direttore del centro di medicina rigenerativa dell’Università di Yale, è lo scienziato che ha cercato in tutto il mondo i casi in cui l’entromelalgia è ereditaria, per individuare il gene coinvolto, che lui definisce “il megafono del dolore”, e trovare il modo fi spegnerlo anche in chi soffre di dolore cronico o neuropatico. È la sfida, durata vent’anni e solo ora alle battute finali, che Waxman racconta in Chasing Men on Fire. The Story of the Search for a Pain Gene (Cercando gli uomini in fiamme. La storia della ricerca per un gene del dolore, Mit Press, pp.320, euro 37,90). “Nei sani, il dolore è un segnale utilissimo, che avverte di un danno subito dal corpo cosicché possiamo rimediare o sottrarci a un pericolo. Ma c’è un tipo di dolore, quello neuropatico, che è causato da disfunzioni del sistema nervoso. Ed è quindi inutile e tormentoso spiega Waxman. “Può arrivare con il diabete o con il fuoco di Sant’Antonio. Può essere originato dalla chemioterapia o avere una radice genetica, come nelle famiglie degli uomini in fiamme”. Proprio studiando queste ultime, dall’Alabama all’Olanda e alla Cina, Waxman ha scoperto la causa della malattia. “Si trova nel gene SCN9A, che codifica una molecola presente nei nervi periferici dell’organismo, detta Nav1.7. Se questa molecola è difettosa, invia continui segnali di dolore verso il cervello “spiega Waxman. “Anche negli altri casi di dolore neuropatico Nav1.7 è iperattiva silenziarla è tra le sfide più importanti di oggi”. Esistono più strade possibili: “le compagnie farmaceutiche stanno sperimentando in modo automatico le centinaia di migliaia di molecole dei loro archivi per trovare quella capace di legarsi a Nave1.7 e bloccarne l’azione. Altri scienziati invece sono impegnati nello sviluppo di una terapia genica. E altri ancora si ispirano alle tossine animali che ci urticano superstimolando Nav1.7, per studiare sostanze che abbiano l’effetto inverso” dice Waxman. “È una ricerca che potrebbe concludersi fra qualche anno, curando gli uomini in fiamme e gli altri sofferenti di dolore neuropatico, senza gli effetti collaterali – intontimento, sonno, dipendenze – degli analgesici odierni, perché per bloccare Nav1.7 si agisce sui nervi periferici e non sul cervello. E magari sarà anche il futuro dell’anestesia”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 4 Maggio 2018 -

Nessun commento:

Posta un commento