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venerdì 28 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Giù le mani dal Liceo: gli italiani nascono lì...

Amato (Dalla Grande Maggioranza di chi l’ha frequentato) e odiato (da una minoranza). Capace, come poche altre “istituzioni”, di suscitare passioni forti, positive o negative. E, soprattutto, italianissimo. Se ci allontaniamo dai grandi racconti, risulta possibile individuare nel liceo una sorta di mito di fondazione di questa nostra nazione. Il liceo è stato a lungo – almeno fino a che  è stato risparmiato dalla inesauribile frenesia riformatrice o contro riformatrice di certi ministeri della Pubblica istruzione e dei loro tecnici – strutturato secondo una precisa formula pedagogica (sistematizzata da Giovanni Gentile, ma in verità disegnata nel suo impianto liberale in età giolittiana). Mettiamo tra parentesi la guerra “di religione” tra liceo classico e liceo scientifico di antico ordinamento, come pure la visione conflittuale che oppone un modello rigido di cultura umanistica a uno di cultura scientifica, ambedue vetusti nella sua assolutezza e bisognosi di contaminazioni reciproche, anche se dalle nostre parti si sconta ancora una radicata diffidenza nei confronti dei saperi tecnici ed empirici. Facciamo, quindi, una forzatura e adottiamo una prospettiva unitaria, spalmando questa “condizione liceale” lungo decenni, fino ai giorni nostri. Ci accorgeremo così agevolmente del fatto che, passano gli  anni e si accavallano le “riforme”, ma il suo fascino resiste sostanzialmente intatto. D’accordo, si tratta do un mito “minore” e “in seconda” rispetto ad altre mitopoiesi più solenni, ma assolutamente trasversale a quel che resta delle ideologie e ai credi, e ben presente a tutti quanti gli italiani e le italiane, specie coloro che l’hanno vissuto in prima persona: Palestra di studio e, ancor più, luogo dell’anima e forma di apprendistato alla vita che, non a caso e a vario titolo, ritorna ciclicamente nei prodotti dell’industria culturale nazionale e nell’immaginario collettivo. Con un elenco, anche in questi ultimi tempi, che si è rivelato nutrito, tra fiction cinematografiche e e serial televisivi, partendo dall’archetipo più recente di questo filone, Notte prima degli esami, capostipite di un genere e all’origine di vari sequel e spin off. Perché l’italiano, alla fin fine, è sempre (o molto spesso) quel Compagno di scuola cantato da Antonello Venditti; e, gira e rigira, sovente proprio lì ritornano la sua memoria e auto percezione, come ci racconta il fiorire di mille “cene di classe” (scolastica, appunto, non certo sociale…) coi ritrovamenti propiziati, a distanze ultradecennali, da Facebook e dai social. (..). In buona sostanza, il liceo rappresenta una solida pietra miliare nel mare sempre tempestoso di quella cosa sfuggente e problematica, controversa e mai davvero pacificata, che è la nostra identità collettiva. Del loro liceo gli italiani si fidano e vi si aggrappano nel naufragio generale di questi anni. Perché il suo progetto educativo prevede, fondamentalmente, due pilastri –studiare sodo e cercare di sviluppare il pensione critico – cui oggi potremmo aggiungere: provare a far sollevare ai ragazzi lo sguardo dai loro schermi digitali. E scusate se è poco in un sistema-Paese nel quale, troppo spesso, a farla da padrone sono la scorciatoia “fancazzista” e l’ossequio conformista. Insomma, un’isola di civiltà (alfabetica) nella fittissima giungla dell’egemonia sotto culturale e dell’incultura dilagante. E’ un tassello del made in Italy di cui essere orgogliosi, che nel resto d’Occidente, non per caso, guardano con ammirazione. E sarebbe bene che la politica lo tenesse nel dovuto conto. Insieme al dato di fatto che non esiste un avvenire migliore per una comunità senza il riconoscimento (coi fatti, non solo a parole) della centralità dell’istruzione e della scuola.
Massimiliano Panarari – Opinioni – Donna di Repubblica – 22 Ottobre 2016 -

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