Il
titolo prende nome dall'omonimo singolo (scartato dal precedente lavoro
"Nebraska") che in quegli anni venne accolto come un inno patriottico
e un'esaltazione del mito americano, quando invece il testo racconta tutt'altra
storia: racchiude in realtà un'amara riflessione sui veterani del
guerra del Vietnam. Trascinato da questo e dagli altri singoli come Dancing
in the Dark, Cover Me e I'm on Fire, l'album
vendette 30 milioni di copie nel mondo, rimanendo in vetta alle classifiche per
85 settimane.
In Italia, dove Springsteen fece tappa per la prima volta nel 1985 (allo stadio
San Siro) con l'omonimo tour, arrivò a 1 milione e 400 mila copie, risultando
il secondo album straniero più venduto in Italia, dopo "True Blue" di
Madonna. Considerato una pietra miliare del rock, "Born in the
U.S.A." figura all'85º posto nella Lista dei 500 migliori album secondo
Rolling Stone.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/916010
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