La
protesta maturò nella fase di dissoluzione dell'ex Unione Sovietica, che
gradualmente portò alla caduta dei vari regimi comunisti nei rispettivi stati
dell'URSS. In Cina le cose sembravano andare diversamente fino a quando, in
seguito alla morte del Segretario generale del Partito Comunista, Hu
Yaobang, si scatenò la protesta di centinaia di studenti universitari che
chiedevano riforme democratiche.
Le prime manifestazioni pacifiche si ebbero ad aprile del 1989 ma il regime
mostrò totale chiusura alle loro richieste, accusandoli di perseguire progetti
rivoluzionari e mettendo in atto una dura strategia di censura. Ad essa il
movimento rispose con un manifesto pubblicato a maggio, in cui si annunciava
lo sciopero della fame come forma di protesta in nome della
democrazia.
Il regime reagì con la forza militare, inviando i carri armati verso piazza
Tienanmen nella notte del 3 giugno. Di fronte alla pacifica resistenza degli
studenti, non esitarono ad aprire il fuoco facendo centinaia di vittime; un
numero tutt'oggi non quantificabile per la censura imposta dal governo cinese,
contro cui ancora si battono le principali organizzazioni umanitarie, come
Amnesty International.
Il massacro continuò nei due giorni successivi. La mattina del 5 giugno uno
studente (per altri si tratterebbe di un contadino) si parò davanti a una
colonna di carri armati per ostacolarne il passaggio, consegnando al mondo
l'immagine più rappresentativa di quegli eventi.
A quasi trent’anni di distanza, nonostante si continui a ignorare l’identità e
il destino del rivoltoso sconosciuto, quella foto continua a rappresentare un
simbolo della lotta contro tutti i regimi dittatoriali.
https://www.mondi.it/almanacco/voce/9071
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