giovedì 12 novembre 2015

Lo Sapevate Che: La teoria degli anticorpi al malaffare che in Italia rimane fantasiosa...



Notizie dal fronte degli anticorpi. Milano ne ha un sacco, e sono “morali”, per cui ha reagito a quella spaventosa malattia chiamata corruzione. Roma invece, risponde molto meno. Le patenti immunitarie di Raffaele Cantone, presidente della neonata  - ma già molto potente – Autorità nazionale anticorruzione (che ricorda un  po’ l’Alto Commissariato per la lotta alla mafia di trent’anni fa) hanno fatto sollevare più di un sopracciglio e ricordato vecchie metafore; la definizione della corruzione come un corpo estraneo (un batterio, un virus, una mazzetta cash) contro il quale la società civile – sana – reagisce formando anticarpi (..). Batteri, vaccini e anticorpi furono poi tirati in ballo da Indro Montanelli a proposito dell’ascesa di Silvio Berlusconi. Il famoso giornalista spiegò che il “berlusconismo” era una febbre populista, che l’Italia doveva in qualche modo attraversare, formando gli anticorpi per poi espellerlo.(..). Il populismo berlusconiano (peraltro nato proprio come reazione a una corruzione diffusa, la famosa Tangentopoli), ebbe modo di durare per vent’anni, prima di essere fermato. Dall’Europa, più che dal popolo italiano. (..). considerava Berlusconi un tipo simpatico e si identificava più in lui che nella “supremazia morale” sbandierata  dagli epigoni del partito comunista di Berlinguer. E non si sono dimostrati una terapia efficace i vari l’Anticorps c’est moi che si sono presentati sulla scena. Il primo fu l’eroico magistrato Antonio Di Pietro, che si dimostrò personaggio inconcludente e ben poco limpido, prima ancora di venir travolto dalla corruzione nel suo partito; il secondo fu il “barbaro” Umberto Bossi dalla rude moralità padana (..). Il terzo “anticorpo” italiano prese le sembianze del comico Grillo, che oggi un quarto della popolazione invoca proprio come colui che farà terminare la corruzione. Vien da pensare che forse, semplicemente, tutta questa storia del corpo estraneo e dell’organismo sano che si difende, non sia la metafora più giusta. Chissà. Però e vero che l’Expò è stata un successo: un’expo di anticorpi. E di Raffaele Cantone, per cui è prevedibile un grande futuro.
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 6 novembre 2015 -

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