Ti va di uscire con
me?” chiede lei
speranzosa. “ Compatibilmente coi miei impegni”, risponde lui dall’alto della
sua seriosità. Come dire, un appuntamento sfigato, un amore che non andrà da
nessuna parte, in cui lei soffrirà come da copione e lui gonfierà il petto in
ufficio. E’ questo il racconto cinico e irresistibile che Chiara Rapaccini
detta Rap regala tutti i giorni con “Amori Sfigati” un blog per “l’Espresso” e una pagina
Facebook che è diventata luogo di incontro e di scambio di reciproche
esperienze fallimentari, risate e consigli. Un qualcosa di più di lettori
fedeli: una community vera e propria che ha superato il numero di centomila “mi
piace”, e si merita un brindisi in grande stile. (..). Perché gli “Amori sfigati”,
un segno netto in una vignetta con un cuore al contrario che incombe e
racconta, nasce dalla testa di Rap ma si nutre del mondo che gita. Sulla pagina
i fan scrivono, chiedono, suggeriscono. “Le donne, soprattutto, come sempre.
Sono capaci di prendersi in giro, di mettere in piazza le loro sfighe e
soprattutto di riassumerle in una battuta fulminante. Il maschio invece no, non
solo non possiede abbastanza autoironia, ma se parla d’amore è noiosissimo,
sbrodola, si incarta. La femmina taglia corto e arriva al punto”. (..) Negli
amori sfigati sono (quasi) sempre le donne che inseguono e gli uomini che
scappano. Una sorta di categoria senza speranza, sembrerebbe, “Io sono
femminista nel profondo”, dice Rap, “ma le femministe, incredibile a dirsi, non
mi amano perché questa cosa che prendo in giro le donne alla continua ricerca
dell’amore eterno proprio non gli va giù. (..). Non a caso l’idea della battuta
quotidiana nasce proprio da una storia andata a male. “Esatto, nasce proprio
dall’amore sfigato per eccellenza, quello del triangolo. Lui era sposato e
quando la storia è finita ho pianto disperatamente. Fino a che un giorno
ripensando a quelle situazioni così dolorose mi è venuto da ridere. E l’ho
disegnato”. Però Chiara Rapaccini non ha avuto solo amori sfigati. “Ah, certo
che no! L’amore con Monicelli non era sfigato per niente. Quello che mi ha
sempre colpito era come Mario e tutta la sua generazione avesse un’enorme
grazia nell’innamorarsi, con naturale generosità; poi ti lasciavi in modo
crudele, anche, ma tutto veniva dichiarato. Non c’era la paura di essere
considerati meno virili se amavi una donna, la esibivi, festeggiavi con lei,
eri felice. Oggi gli uomini camminano a testa bassa pur di evitare emozioni. E
niente può uccidere un Paese come “l’evitamento” delle emozioni. Se nel tuo
orto non ci metti i sentimenti non crescerà nulla, neanche i carciofi”.
Beatrice Dondi – Sentimento & Web – L’Espresso – 3
dicembre -2015 -
Nessun commento:
Posta un commento