Complicato,
Paradossale,
affascinante tema quello della “legittima difesa” – peccato davvero che in
Italia, e non solo, lo si debba affrontare nel mezzo del frastuono di demagogie
e strumentalizzazioni, cui fanno da controcanto irenismi altrettanto vuoti e
sterili appelli a norme intrinsecamente oscure, tali da produrre a getto
continuo sentenze contraddittorie. Per rendere evidente la complessità del
problema è sufficiente trascenderne la dimensione “privata e collocarsi sul
piano del diritto internazionale. Non diciamo che sono “persone”, in fondo,
anche gli Stati? Nessuno ha mai dubitato del loro diritto di difendersi
dall’aggressione. Ma quando si dà il caso concreto dell’aggressione? E la
difesa è lecita con ogni mezzo? Siamo certi che i giuristi possano avere
l’ultima voce a proposito? O non sarà piuttosto la politica ad assumerla? Ma
chi è il “governo” che nella fattispecie del rapporto tra privati decide che si
tratta davvero di aggressione e le forme della conseguente risposta? Non potrà
essere che lo stesso privato che si ritiene offeso. Logica vuole, perciò, che i
sostenitori del diritto di difesa incondizionato concepiscano il singolo
cittadino come organismo politico a tutti gli effetti, come micro-stato. La
dissoluzione individualistica della forma-stato, questa poderosa tendenza
auto-dissolutoria della moderna democrazia, trova in questo campo drammatica
conferma. I paradossi non si fermano qui. In che cosa è fatta consistere
l’offesa? Nei casi posti di recente all’attenzione della pubblica opinione,
sembra che l’aggressione, contro cui con ogni mezzo difendersi, sia rivolta
essenzialmente alla “roba”. E’ l’attentato al “terribile diritto”, al mio
essere proprietario, che appare intollerabile; esso viene avvertito come in sé
una minaccia anche alla mia esistenza fisica. Ma se io ritenessi, invece, che
la mia “proprietà” fondamentale e irrinunciabile non consiste in beni materiali
e neanche nella mia nuda vita, ma nel mio onore? Forse che non mi sarebbe
lecito, sulla base di un”universale” diritto di difesa, rispondere con ogni
mezzo al torto ricevuto? E chi potrebbe giudicare su un metro uguale per tutti
la gravità di tale torto? Anche In Questo Caso dovremmo per forza essere giudici di
noi stessi. Non auspicheranno i fautori di un incondizionato diritto di difesa
una super-umanità dove ciascuno è legge a sé nel totale rispetto di ciascun
altro? Fingiamo di sperarlo: (..) . Fronti Diversissimi, caos di opposti “diritti di
difesa”. Ma il tutto accomunato da una ossessione: la difesa. L’opposto di
difesa non è offendere, ma crescere, riformarsi e farsi prossimi. Della prima
voce si parla soltanto in termini di prodotto lordo, della seconda per qualche
pannicello caldo, della terza mai. Il prossimo è qualcosa da cui guardarsi,
sempre in agguato, contro il quale mai trovarsi disarmati. E’ l’ossessione
tipica degli organismi deboli, persone e Stati, incapaci di affrontare i
mutamenti dell’ecosistema di cui sono parte, che sperano ciecamente di potersi
scavare in esso una nicchia dove sopravvivere. Sempre più asserragliati dentro
le proprie stesse paure.
Massimo Cacciari - Parole nel vuoto www.lespresso.it – L’Espresso – 5 novembre
2015 -
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