Aperte Virgolette. Qualora uno Stato membro subisca
un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a
prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso… Gli impegni e
la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti
nell’ambito della Nato che resta, per gli Stati che ne sono membri, il
fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza di attuazione della stessa.
Chiuse virgolette. Sperava François Hollande che, invocando – per la prima
volta – il paragrafo 7 dell’articolo 42 del Trattato di Lisbona, sarebbe
riuscito a fare dell’Europa un esercito comune. Contro il Daesh, neonato stato
islamico dei sunniti duri e puri. Ma così non è stato. Almeno finora. O meglio.
Tutti i paesi dell’Ue sono pronti a collaborare, ci mancherebbe altro; ma di
lanciare bombe su Raqqa o di spedire soldati a caccia di bandiere nere, manco a
parlarne. (..). Da tutti, massima cautela. Pesano i guai combinati a Tripoli
con la Guerra del Golfo, madre di tutti i disastri successivi: raffica di
bombe, “boots on the ground” e dopo? E così Hollande è stato costretto alla più
innaturale delle alleanze, quella con la Russia di Putin, lo stesso che sta con
Iran e Siria, che ha sfidato l’Europa con l’operazione Ucraina, che non ha mai
nascosto le sue simpatie per Marine Le Pen (..). Già La Nato. La fine dell’equilibrio in Medio
Oriente, a lungo garantito dagli Usa, e la filosofia non interventista di Obama
dovrebbero essere bilanciati oggi da un ruolo più marcato dell’Alleanza,dietro
la quale l’Europa ha spesso ritrovato in passato coraggio di agire e unità di
facciata. Ma così non è, e alle prudenze dei democratici americani scottati dal
disastro Iraq e preoccupati dalla prossima campagna elettorale, fanno eco le
cancellerie d’Europa sempre più chiuse entro i loro confini e dietro nuovi
muri. Stati disuniti d’Europa. Come lo sono in economia, divisi tra nord e sud
del continente, e sul dramma delle migrazioni intorno al quale non si è
riusciti a trovare uno straccio di visione comune. Consoliamoci con i Roma Talks, che fanno eco ai Syrian Talks di
Vienna di un mese fa, e che il 10 dicembre richiameranno nella città del
Giubileo il gotha della diplomazia e della finanza mondiale, re e ministri e
professori. Occasione di dialogo politico-diplomati-economico dalle grandi
pretese, tentativo di mettere insieme una coalizione almeno in un centro
congressi. Inviti diramati da Matteo Renzi. Meglio padroni di casa che niente.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it -bmanfellotto- 3 Dicembre 2015 -
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