Gli indifferenti. Con
il titolo di Alberto Moravia si potrebbe descrivere buona parte della nostra
storia. La maggioranza degli italiani non è stata né fascista e, dopo, né di
destra né di sinistra. In molte aree del Paese controllate dalla criminalità
organizzata, la gente non è né con la mafia né con l’antimafia. Il berlusconismo,
che aveva ben colto questo indifferentismo nazionale, si proponeva di
pacificare la storia italiana invitando a comprendere anche le ragioni e gli
ideali dei “ragazzi di Salò”, anche se non erano ragazzi e fra gli ideali
annoveravano lo sterminio degli ebrei. Mettere una pietra, anzi due uguali, sul
passato non serve però a capire la propria storia. Cos’è stato il
berlusconismo? Non un fascismo, certo, ma un parente del fascismo. Un fermo
immagine di vent’anni, mentre il resto del mondo correva. L’Italia ha questa
tendenza, nei periodi di grandi mutamenti, a rinchiudersi in regimi autarchici
e reazionari. Fu così al principio e poi alla fine del secolo breve. Con il
crollo dei muri, la fine della Prima Repubblica e i processi di
globalizzazione, l’Italia degli anni Novanta avrebbe potuto e dovuto voltare
pagina e affrontare con onestà i problemi di sempre, la corruzione e il
clientelismo politico e il familismo, le mafie, l’evasione fiscale e il ritardo
culturale rispetto alle altre grandi potenze industriali. Ci sarebbe voluta una
vera opera di modernizzazione, grandi investimenti in ricerca e istruzione, un
piano industriale capace di dare una nuova missione all’Italia nel mondo. Al
contrario, il Paese è regredito in una dimensione provinciale inseguendo un
pifferaio, considerato come un clown oltre frontiera, che prometteva ridicole
riedizioni del boom anni Cinquanta e tanti alberi degli zecchini d’oro per
tutti. E intanto selezionava ovunque, al governo nazionale e locale, nei media
come nell’industria di Stato, una classe dirigente di servi furbi e corrotti e
impuniti. Oppure al massimo di cerchiobottisti mediocri e finto indipendenti,
emarginando capaci e onesti perché indipendenti davvero. Il berlusconismo è
stata l’ideologia del declino, morale, civile, culturale e infine economico; ne
ha accompagnato e accelerato il corso, lasciando un conto pesantissimo da
pagare alle nuove generazioni. Mettere sullo stesso piano questa catastrofe e
le minoranze che hanno tentato di opporsi, il meglio della cultura democratica
di sinistra e di destra, non è serio ma è popolare. Perché ancora una volta la
maggioranza non è stata né berlusconiana né (tantomeno: costava)
antiberlusconiana. Ha solo lasciato che il peggio accadesse, per poi magari
lamentarsi che sono tutti uguali, come sempre, fascisti e partigiani, mafiosi e
antimafiosi, guardie e ladri, liberi e servi. Uguali a chi?
Curzio
Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 4 settembre 2015
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